Il commissario straordinario del Consorzio dell’Area di sviluppo industriale (Asi) di Agrigento, Alfonso Cicero, ha licenziato tre dirigenti accusati di avere “operato in modo scellerato, irresponsabile, illecito”, e gia’ sospesi alcuni mesi dai loro incarichi.
Sono l’ex dirigente generale Antonino Casesa, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico Salvatore Callari e l’ex capo dell’ufficio contabile Rosario Gibilaro. A Casesa e Callari e’ stato conetstato anche di aver aver permesso a “diverse aziende ritenute colluse ed in odore di mafia” di continuare la loro attivita’ “con l’inaccetabile ‘gioco’ dei ritardi amministrativi e delle omissioni”. I dirigenti licenziati avrebbero causato alle cassi dell’Asi un danno di un milione di euro, che e’ stato denunciato alla Procura regionale della Corte de Conti di Palermo. L’ente e’ gravato attualmente da un debito di 22 milioni di euro, che il commissario, in un comunicato, attribuisce a “una montagna di crediti non riscossi, numerose sentenze esecutive mai onorate, numerosi precetti, “cricche” di professionisti come avvoltoi a banchettare con i soldi pubblici”. Il commissario dell’Asi, riservandosi ulteriori azioni, ha inoltre adottato un provvedimento disciplinare nei confronti dell’ex consegnatario Antonio Todaro, al quale sono stati trattenuti 7 giorni dallo stipendio. I licenziamenti sono stati disposti ai sensi del contratto collettivo di lavoro dell’area della dirigenza. Dal suo insediamento a oggi, il commissario Cicero ha espulso dalle zone industriali dell’Asi otto aziende considerate vicine a Cosa Nostra e tra queste un’impresa che aveva ottenuto un appalto di circa 5.300.000 euro dal Consorzio.