Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine in abitazione ai danni di anziani: questa l’accusa a carico di 14 persone raggiunte da ordinanze di custodia cautelare fra Abruzzo e Lazio.
Dall’alba, gli agenti della Squadra Mobile delle Questure di Pescara e Chieti, diretti da Pierfrancesco Muriana, con la collaborazione del Reparto Prevenzione Crimine ”Abruzzo”, stanno dando esecuzione ai provvedimenti, emessi dal Gip del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea su richiesta del sostituto procuratore Barbara Del Bono. In carcere, secondo le indagini per almeno 13 episodi, sono finiti 12 abruzzesi di etnia rom del clan Spinelli-Bevilacqua, gia’ noti alle forze dell’ordine. Ai domiciliari due presunti ricettatori, padre e figlio, che secondo le indagini ricompravano i preziosi razziati dalla banda per rivenderli, tramite le loro due gioiellerie (una a Pescara, l’altra a Chieti), ora sottoposte a sequestro preventivo. Questi ultimi devono rispondere, oltre che della partecipazione all’ associazione per delinquere, del reato previsto dall’articolo 648 ter del Codice Penale che punisce, con una pena da un minimo di 4 anni a un massimo di 12, chi impiega nelle proprie attivita’ economiche beni di provenienza illecita. Su questo specifico aspetto dell’indagine ha collaborato la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Chieti. Furti e rapine sono stati commessi nelle province di Pescara, Chieti, Teramo, Frosinone e Rieti. Secondo l’accusa, gli zingari si presentavano, per farsi aprire la porta, come impiegati comunali, dipendenti dell’Enel, assistenti sociali, amici di famiglia e, talvolta, medici. Ulteriori particolari nel corso della conferenza stampa in Questura a Pescara alle ore 11.