“Non sappiamo se il ministero dell’Ambiente ci accetta al tavolo Aia. Se la commissione Aia che si riunisce a Taranto presso la Prefettura il 27 agosto non accetta la nostra partecipazione al tavolo (e non abbiamo avuto alcuna comunicazione in merito),

andro’ alla polizia giudiziaria per consegnare un esposto nel quale descrivero’ le irregolarita’ che mi sembrano essere state compiute nell’Aia attualmente in vigore, e che la nuova procedura ha l’obbligo di sanare”. Lo annuncia Alessandro Marescotti, presidente del movimento ambientalista Peacelink. Marescotti si rifa’ all’articolo 5 comma 15 del decreto legislativo 59/2005 e dice che esso “prevede la partecipazione del pubblico al procedimento Aia. Come pure lo prevede la convenzione di Aarhus recepita con legge 108/2001. Se non potro’ comunicare con l’autorita’ amministrativa competente – dice ancora l’esponente ambientalista – i fatti saranno da me esposti all’autorita’ giudiziaria perche’ e’ inammissibile che non venga posto alla base di tutto l’iter il rispetto della normativa vigente nei termini piu’ rigorosi possibili”.

Il punto fondamentale da cui partire – aggiunge – e’ l’articolo 8 del decreto legislativo 59/2005 sull’Aia, “totalmente disatteso. Stiamo parlando del decreto legislativo finalizzato alla attuazione integrale della direttiva europea 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento”. All’articolo 8 del decreto, relativo alle “migliori tecniche disponibili e norme di qualita’ ambientale”, si afferma – dice Marescotti citandone il testo – che ‘se a seguito di una valutazione dell’autorita’ competente, che tenga conto di tutte le emissioni coinvolte, risulta necessario applicare ad impianti, localizzati in una determinata area, misure piu’ rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili, al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di qualita’ ambientale, l’autorita’ competente puo’ prescrivere nelle autorizzazioni integrate ambientali misure supplementari particolari piu’ rigorose, fatte salve le altre misure che possono essere adottate per rispettare le norme di qualita’ ambientale’.

E  secondo Peacelink “questo articolo e’ stato completamente disatteso dall’Aia rilasciata all’Ilva nel 2011. Dalla perizia dei chimici – nominati dalla Procura – risulta infatti che le tecnologie dell’Ilva non rientrano nelle migliori Bref (Bat Reference), ossia nelle migliori tecnologie in assoluto. Quindi non possono garantire il rispetto di quelle ‘norme di qualita’ ambientale’ che un’area ad alto rischio come Taranto richiederebbe. In alcuni casi – rileva Marescotti – le tecnologie adottate sono fuori dal ‘range’ delle Bref, e questo e’ gravissimo, perche’ vuol dire che i vari tecnici della Commissione Aia, compresi quelli degli enti locali, non hanno vigilato a suficienza, o avrebbero vigilato al contrario, come sembra emergere dalle intercettazioni, nelle quali compaiono alcuni nomi. Ci auguriamo – conclude Peacelink – che la nuova Aia parta con il piede giusto”.

 

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