Due bocciature in due giorni: dopo il no dei custodi giudiziari degli impianti dell’Ilva sottoposti a sequestro, oggi anche la procura di Taranto ha espresso parere negativo al piano del presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, che ha presentato un programma di interventi immediati da 400 milioni di euro per l’ambientalizzazione dello stabilimento.
“Un parere obbligatorio ma non vincolante”, ha precisato il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, ma che non potrà non pesare sulla decisione del gip Patrizia Todisco che nei prossimi giorni dovrà valutare se accogliere la richiesta dell’Ilva che ha chiesto di poter mantenere un’attività produttiva minima che consenta di garantire un equilibrio tra gli interventi a difesa dell’ambiente e la tutela dei livelli occupazionali. La notizia dell’ulteriore passo della procura è giunta in una mattinata in cui il clima in fabbrica era già caldo. Nello stabilimento di Taranto, infatti, dopo che si è diffusa la voce, poi smentita, che l’azienda aveva interrotto l’erogazione di acqua ed energia elettrica ad uno degli altiforni sottoposti a sequestro, è esploso un clima di tensione, con assembramenti di operai che si sono riuniti prima in fabbrica, per poi passare a manifestare all’esterno dello stabilimento. Non ci sono stati blocchi stradali come era avvenuto in agosto, ma solo presidi. Poi la protesta è rientrata gradualmente anche se con alcuni strascichi polemici, quando la Fiom ha accusato i ‘capi’, di aizzare i lavoratori contro la magistratura venendo immediatamente smentita da Ferrante che ha definito le dichiarazioni del segretario provinciale della Fiom, “irricevibili e infondate”. Il presidente dell’Ilva ha poi difeso il suo piano di interventi: “i 400 milioni di euro stanziati – ha detto – rappresentano un investimento ingente a carico totalmente dell’azienda e crediamo che sia in grado di garantire l’equilibrio tra tutela dell’ambiente, salute e livelli occupazionali”. Comunque, ora la decisione passa al gip che dovrà dire la sua, anche se il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha subito puntualizzato: “L’autorizzazione all’esercizio degli impianti compete al ministero – ha detto facendo riferimento alla procedura Aia che si concluderà a fine mese – io so qual é il mio compito e so qual è quello della magistratura, se ci sarà un conflitto credo che dovrà essere risolto secondo quanto prescritto dalla legge”. “Noi aspettiamo la decisione del gip – ha risposto indirettamente il procuratore Sebastio – se poi una delle parti processuali non dovesse condividere il provvedimento” il Codice di procedura penale prevede l’impugnazione. “Il parere che abbiamo trasmesso al gip – ha concluso il capo della procura – é molto articolato e molto motivato, è stato valutato a lungo ed è in linea con la relazione fatta dai custodi giudiziari degli impianti sequestrati”.