La Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per i respingimenti collettivi dei migranti verso la Libia avvenuti nel 2009. I giudici di Strasburgo hanno deciso che il governo italiano dovra’ pagare 15mila euro a testa, piu’ le spese legali, a un gruppo di 24 profughi africani, come risarcimento per i danni subiti. Due dei migranti che si erano rivolti ai giudici di Strasburgo, pero’, nel frattempo sono morti.
Il caso ‘Hirsi Jamaa contro l’Italia’ e’ nato dal ricorso di 11 profughi somali e 13 eritrei che, nella notte tra il 6 e 7 maggio 2009, furono intercettati a sud di Lampedusa e consegnati dalle motonavi italiane alle autorita’ libiche. Un comportamento che, secondo i giudici di Strasburgo, si e’ tradotto in una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, in quanto i profughi “furono esposti al rischio di maltrattamenti in Libia” nonche’ a quello di “venire rimpatriati in Somalia ed Eritrea”. Secondo la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, l’Italia ha violato anche l’articolo 4 del Protocollo n.4 della Convenzione, che proibisce i respingimenti collettivi. Unhcr, ora serve una svolta nella gestione dei flussi I migranti facevano parte di un gruppo di circa 200 persone che, dalla Libia, aveva preso il mare a bordo di tre barconi alla volta dell’Italia. Intercettati 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, dalle motonavi italiane, vennero trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati nel porto di Tripoli, dove furono consegnati nelle mani delle autorita’ locali. I profughi – tra cui vi erano 41 donne, alcune incinta, e molti bambini – affermano che le autorita’ italiane non effettuarono alcun controllo sulla loro identita’ e il loro eventuale status di rifugiato ne’ li informarono sulla reale destinazione verso cui erano diretti. Riccardi, ripenseremo le politiche La sentenza e’ stata emessa dalla Grande Camera della Corte di Strasburgo. Dei 24 ricorrenti, 14 sono riusciti a ottenere lo status di rifugiato nell’estate del 2009, malgrado il respingimento in Libia.