Oltre alla furia del terremoto, tra le cause del crollo della Casa dello Studente, tra i simboli del sisma del 6 aprile 2009 – sono morti otto giovani – ci sono state gravi omissioni dei tecnici che ristrutturarono l’immobile nel 2000 ed evidenti difetti di progettazione e costruzione dello stabile risalente al 1965: quattro le condanne del tribunale dell’Aquila,

tre a quattro anni di carcere, una a due anni e mezzo con l’accusa di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose. Per i condannati c’é anche l’ interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. La sentenza di primo grado è stata pronunciata nel tardo pomeriggio dal giudice, Giuseppe Grieco, dopo oltre tre ore di Camera di Consiglio. Assolti “perché il fatto non sussiste” quattro imputati che, insieme ai condannati, sono stati sottoposti al rito abbreviato; “non luogo a procedere”, infine, per due indagati in fase di udienza preliminare. In sostanza, confermati le richieste e il castello accusatorio del Pm Fabio Picuti che non ha voluto rilasciare commenti limitandosi ad un “sono soddisfatto”. Il tutto in un clima di grande commozione ma anche di rabbia per i familiari delle otto vittime e per i giovani sopravvissuti, molti dei quali in lacrime, che hanno definito “non equa” la sentenza di primo grado: per loro, tutti sarebbero dovuti essere condannati. Inoltre, secondo familiari e amici delle otto giovani vittime la residenza universitaria si doveva chiudere visto che “sapevano tutti della precarietà della struttura”, più volte denunciata da chi ci viveva nel corso dello sciame sismico. Il comitato familiari delle vittime non trova soddisfazione nella sentenza, che giudica però “un passo avanti sulle regole”. In questo quadro è passato in secondo piano il risarcimento di circa due milioni di euro in forma provvisionale stabilito a favore dei parenti delle vittime stabilito dal giudice. Esemplare la sentenza per il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, il quale ha commentato che “gli interventi sbagliati di costruzione o ristrutturazione portano a stragi”. I condannati a quattro anni sono Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, tecnici autori dei lavori di restauro del 2000; due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani, tecnico dell’Adsu dell’Aquila. Assolti Luca D’Innocenzo, presidente Adsu dell’epoca, Luca Valente, nel 2009 direttore Adsu, Massimiliano Andreassi e Carlo Giovani, tecnici autori di interventi minori. Non luogo a procedere per Giorgio Gaudiano, che negli anni ’80 ha acquisito la struttura da un privato per conto dell’Ateneo aquilano, e Walter Navarra, che ha svolto lavori minori in passato. Già prima della sentenza i difensori avevano annunciato che in caso di condanna sarebbero ricorsi in Appello. Alcune parti civili avvieranno un’azione civile contro la Regione Abruzzo, proprietaria dello stabile crollato, esclusa come responsabile civile in questo processo per via del ricorso al rito abbreviato.

 

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