Nel giorno in cui l’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, si presenta ai pm di Milano per spiegare di avere agito “nell’interesse” del Carroccio e di avere investito in oro, in diamanti e in fondi esteri per conto del partito, i rappresentanti di via Bellerio disconoscono la ‘paternita” dell’operazione ‘diamonds’ e quelle 11 pietre preziose, restituite dall’ex amministratore la scorsa settimana, vengono sequestrate dalla Gdf.
E’ l’ennesimo colpo di scena in quello che ormai può essere definito il ‘giallo dei diamanti’, solo uno dei capitoli dell’inchiesta milanese con al centro le presunte distrazioni dalle casse del movimento ‘padano’. Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, con a fianco gli avvocati Alessandro Vaccari e Paolo Scovazzi, ha parlato per poco più di due ore davanti all’aggiunto Alfredo Robledo e ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini. Il tempo di rendere dichiarazioni spontanee (il verbale è secretato) per ricostruire come in generale funzionava la tesoreria della Lega e per chiarire che quei soldi da lui prelevati dalle casse, come è stato riferito, “non sarebbero stati utilizzati a breve e quindi sono stati investiti nell’interesse del partito, che gli aveva dato piena fiducia” e, dunque autonomia, “tant’é che hanno anche fruttato interessi”. Da quanto risulta, poi, Belsito avrebbe pure messo a disposizione, con un atteggiamento di collaborazione, documentazione bancaria e contabile, per la difesa “di poca rilevanza”. Non è escluso però che i magistrati possano ricevere dall’ex tesoriere altre carte in un nuovo ‘incontro’, nel quale potrebbero essere affrontati in maniera più dettagliata anche le operazioni da circa 6 milioni di euro verso la Tanzania e Cipro. Belsito, in sostanza, ha descritto la sua attività come quella di un “buon amministratore” – “e se ho sbagliato pagherò”, ha aggiunto – in linea col suo predecessore Maurizio Balocchi, nella convinzione di non aver commesso alcun reato e senza accusare chi all’interno del partito gli aveva concesso ‘carta bianca’ nella gestione dei fondi senza dover avere il via libera dei vertici. Non è stata affrontata, invece, la vicenda del presunto dossier ‘contro’ l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, che – hanno precisato i legali dell’ex tesoriere – è “inesistente” . Già l’altro giorno da via Bellerio avevano precisato di non aver mai saputo nulla di quell’investimento da 100 mila euro in diamanti: pietre riconsegnate settimana scorsa da Belsito in via Bellerio, assieme a 200 mila euro in lingotti d’oro e all’Audi A6 usata da Renzo Bossi. Diamanti restituiti, tra l’altro, con un ‘giallo’ nel ‘giallo’: in sede ne sono arrivati soltanto 11, mentre negli atti si parlava di un acquisto da 12 e quindi uno manca all’appello. Inoltre il partito ha comunicato agli inquirenti che, se sull’ordine di acquisto dei lingotti compare il nome della Lega, non così per l’investimento in diamanti: le carte non riportano come acquirente il Carroccio bensì Belsito. Da qui il sequestro della Gdf in via Bellerio come ‘corpo’ del presunto reato di appropriazione indebita, poiché, dalle analisi degli inquirenti, i diamanti, così come l’oro, sarebbero stati comprati con il denaro del partito. Di diamanti ha parlato ai pm anche il senatore Piergiorgio Stiffoni venerdì scorso. “Ha provato – come ha spiegato il suo legale, Agostino D’Antuoni – , consegnando i suoi estratti conto, che si è trattato di un investimento personale con soldi personali”. Il senatore ha inoltre consegnato le carte che proverebbero richieste di chiarimenti reiterate a Belsito nell’ambito dell’attività di vigilanza della contabilità della Lega. Intanto, gli investigatori concentrano le loro indagini sull’esistenza di presunti ‘fondi neri’ in entrata nelle casse del partito e in quelle del Sindacato Padano. Proseguono anche gli accertamenti sulle spese personali e sugli investimenti immobiliari della vicepresidente del Senato Rosi Mauro, come la sua casa a Gemonio e i due appartamenti in Sardegna, uno dei quali intestato al suo ‘bodyguard’ Pierangelo Moscagiuro.