”Siamo abbastanza certi dove l’aereo puo’ essere caduto, bisogna cercarlo li’. Le ricerche di superficie hanno avuto la loro fase, ora bisogna fare quelle in profondita”’: non sembra credere a miracoli ne’ a ‘gialli’, Luca Missoni, sulla sorte del piccolo velivolo scomparso il 4 gennaio a Los Roques con quattro italiani a bordo, tra i quali suo fratello Vittorio.
”Di ipotesi ce ne sono tante, tecnicamente e’ possibile che l’aereo sia andato giu’ in 40 secondi”, sottolinea evocando uno scenario da brividi il fratello dello stilista, ancora impegnato in prima linea in Venezuela nel giorno in cui la maison di famiglia torna a sfilare a Milano, all’insegna del rispetto di quella religione del lavoro cara al patriarca Ottavio. ”Le ricerche ci sono, sono sistematiche, efficienti… E’ un lavoro lungo, metodico, ma – continua Luca – bisogna farlo”. ”Io ho il compito di seguire questo lato dei lavori”, conclude il fratello di Vittorio Missoni, ribadendo la convinzione che siano le profondita’ dell’oceano il luogo da scandagliare per trovare una soluzione al rebus dell’Islander svanito nei cieli del Mar dei Caraibi, in volo fra Los Roques e Caracas, nove giorni fa.
Una sensazione che trova eco nelle parole dell’ambasciatore d’Italia a Caracas, Paolo Serpi, il quale – reduce da un incontro con autorita’, soccorritori e familiari dei dispersi – evoca lo scenario di uno stallo quale causa ultima del probabile incidente. Premettendo come nulla si possa dire con certezza ”finche’ il velivolo non verra’ trovato”, ma riferendo una ricostruzione (fatta sulla base della ”traccia individuata da un radar venezuelano”) secondo cui si puo’ immaginare ”una sbandata a sinistra, il calo di velocita’ e la perdita di portanza, con l’aereo che non sta piu’ in aria” e precipita infine vertiginosamente. Sul caso continuano d’altro canto a proiettarsi alcune ombre.
Il sito del settimanale Oggi rivela sulla base del racconto di un amico che due giorni dopo la scomparsa dell’aereo il telefono cellulare di uno dei passeggeri, Elda Scalvenzi, compagna di viaggio dei coniugi Missoni, fece registrare una decina di squilli prima che scattasse la segreteria telefonica: cosa impossibile, si sostiene, se fosse stato in fondo al mare. Un elemento di mistero che si unisce a quello dell’sms partito la notte del 5 dal telefonino dell’industriale Guido Foresti, anch’egli in volo con i Missoni, verso il cellulare di suo figlio, per segnalare che la linea risultava di nuovo libera. Il tutto sullo sfondo di una vicenda su cui, riferisce ancora Oggi, indagano ora le procure di Brescia e Milano, in coordinamento con il sostituto procuratore di Roma Francesco Scavo.
Sul fronte venezuelano i giornali e gli inquirenti si concentrano intanto sul filone della precaria sicurezza – denunciata a piu’ livelli, dalle condizioni degli aerei, alla copertura radar sulla zona – della rotta (ad altissima densita’ turistica) Los Roques-Caracas. I media locali parlano di compagnie prive del tutto di autorizzazione e riferiscono del presunto arresto di quattro persone, proprio in relazione alla gestione di voli irregolari. Qualche giornale del Venezuela ricorda inoltre la traccia dei ‘misteri’, lungo il tragitto del velivolo disperso. E cita fra gli altri il caso di un altro aereo ”scomparso il 4 gennaio 2008 in circostanze simili”.
Aereo che volava ”da Caracas a Los Roques con 14 passeggeri a bordo”, sottolinea la stampa, notando come questo episodio sia avvenuto, cinque anni fa, esattamente ”lo stesso giorno e con due ore di differenza” rispetto a quello che adesso ha coinvolto Vittorio Missoni. In concreto, comunque, resta il fatto che si continua a scrutare il mare. Le ricerche vanno avanti, oltre i termini minimi previsti dalle stesse procedure internazionali, e proseguiranno nei prossimi giorni affidati a una ”squadra multidisciplinare”. Lo ha assicurato il ministro degli Interni di Caracas, Nestor Reverol, incontrando oggi alla Gran Roque alcuni familiari dei quattro italiani dispersi (Missoni, la moglie Maurizia Castiglioni e i coniugi bresciani Foresti) e dei due piloti del bimotore, German Merchan e Juan Ferrer.