‘Con questa indagine siamo entrati in un territorio molto difficile perche’ abbiamo colpito gruppi e persone che rappresentano l’elite della ‘ndrangheta”. Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, illustrando, nel corso di una conferenza stampa, i risultati dell’operazione condotta da carabinieri e polizia in relazione alla ”faida dei boschi”. ”Abbiamo arrestato – ha aggiunto Gratteri – esponenti di primissimo piano della ‘ndrangheta che estendono la loro influenza anche all’estero.
Ed in questo senso l’indagine ha consentito sicuramente di mettere un punto fermo importante nelle inchieste sulla ‘ndrangheta”. Le imprese sequestrate nell’ambito dell’operazione sono tre ed hanno un valore di circa tre milioni di euro. L’indagine che ha portato agli arresti si e’ basata sulle rivelazioni di due pentiti di ‘ndrangheta, Antonino Belnome e Michel Panajia. Tra gli arrestati ci sono i quattro figli di Giovanni Vallelonga, ucciso il 21 aprile del 2010 a Stilo, Agostino, Bruno, Luigi e Piero, rispettivamente di 39, 44, 36 e 40 anni. Ci sono anche un cognato ed un genero dello stesso Giovanni Vallelonga, Renato Comito, di 59 anni, e Cosimo Franze’ (47). Le altre persone finite in manette sono Vincenzo Franze’ (20); Antonio Leuzzi (27); Giuseppe Cosimo Leuzzi (58); Cosimo Spatari (51); il figlio di questi, Luca (27); Angelo Natale Misiti (42); Salvatore Papaleo (40) e Andrea Sotira (34). In carcere il provvedimento e’ stato notificato a Vincenzo Gallace (65), gia’ detenuto. E’ sfuggito all’arresto, invece, Domenico Ruga (35), indicato dagli investigatori come uno dei capi dell’omonima cosca. ”Si tratta di gente – ha detto ancora il procuratore Gratteri – che detta l’agenda della vita criminale in una vasta zona della provincia di Reggio Calabria. Per questo e’ stato importante esservi ‘entrati’ con questa indagine”. Il Procuratore della Repubblica reggente di Reggio Calabria, Ottavio Sferlazza, ha espresso la propria soddisfazione ”per il fatto che questa operazione – ha detto – ha consentito di riaffermare la presenza dello Stato in aree nelle quali, invece, le ‘ndrine la facevano da padrone”.