Riprende domattina a Taranto in Corte d’Appello il processo per l’omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa il 26 agosto del 2010 e ritrovata senza vita, ai primi di ottobre dello stesso anno, in un pozzo nelle campagne di Avetrana al confine tra le province di Taranto e Lecce. Nella seconda udienza la Corte dovra’ pronunciarsi su una serie di eccezioni sollevate dalla difesa dei principali imputati (Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, entrambe condannate all’ergastolo per il delitto, e Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina, condannato a 8 anni per soppressione di cadavere). La sentenza di primo grado e’ stata pronunciata ad aprile 2013. Una nuova deposizione in aula per Michele Misseri, il riascolto della telefonata tra Michele e Sabrina la notte di ottobre 2010 in cui l’uomo fu fermato dai carabinieri, una perizia psichiatrica per lo stesso Michele, un nuovo sopralluogo a casa Misseri dove Sarah, secondo quanto emerso in primo grado, fu strangolata e uccisa: sono alcune delle richieste avanzate dai legali nella precedente udienza e sulle quali la Corte d’Appello di Taranto dovra’ ora pronunciarsi. Mentre la Procura generale chiede la sospensione dei termini di custodia per Sabrina e Cosima che il prossimo 20 gennaio potrebbero lasciare il carcere se il processo di secondo grado non si fosse ancora concluso, la difesa di Sabrina, guidata dall’avvocato Franco Coppi, punta invece a riaprire l’istruttoria. Gli avvocati della cugina di Sarah insistono da tempo su un concetto: non e’ stata Sabrina, con l’aiuto della madre Cosima, ad uccidere la quindicenne, ma lo zio Michele. “Sceneggiate”, e’ tranchant il giudizio degli avvocati della famiglia Scazzi sulle dichiarazioni di Michele Misseri che rivendica la sua responsabilita’, anche perche’ l’uomo si e’ prima addossato il delitto, portando i carabinieri nel luogo dove il cadavere della 15enne era stato nascosto, poi ha incolpato la figlia Sabrina, poi ancora e’ tornato ad assumersi la responsabilita’ dell’omicidio. Tesi, questa, che Michele Misseri porta avanti da mesi prima della sentenza di primo grado. Ma per i giudici di Corte d’Assise, si legge nella sentenza di un anno e mezzo fa, Michele Misseri “non ha ucciso Sarah Scazzi, non ha assistito al delitto, non ha appreso dai reali protagonisti i dettagli dell’accaduto, non ha cognizione del contesto nel quale l’omicidio si e’ verificato”. Sarah e’ stata uccisa da Sabrina, secondo i giudici di primo grado, perche’ entrambe erano in competizione sullo stesso ragazzo. E quindi la gelosia e la passione sentimentale hanno spinto Sabrina, al termine di un litigio avvenuto in casa, ad uccidere la cugina. Secondo la ricostruzione della Corte d’Assise, infatti, Sarah Scazzi il pomeriggio del 26 agosto e’ andata a casa Misseri, ha avuto una prima lite con Sabrina e Cosima, ha cercato di fuggire ma e’ stata raggiunta in strada e riportata in casa dove poi e’ stata strangolata dalle due donne. Rispetto al primo grado, nella vicenda gli imputati adesso sono 8. Oltre a infliggere l’ergastolo a Sabrina Misseri e alla madre Cosima Serrano, il 20 aprile 2013 la Corte d’Assise di Taranto, presieduta dal giudice Rina Trunfio, ha anche condannato a 8 anni Michele Misseri, zio di Sarah, accusato di soppressione di cadavere e a pene minori gli altri imputati in primo grado.