E’ un vero e proprio terremoto giudiziario quello che si è abbattuto sul Consiglio regionale della Calabria a causa di un’indagine della Guardia di finanza che ha svelato irregolarità nella gestione dei fondi dei gruppi. Oltre un milione di euro sarebbero stati utilizzati per pagare Gratta e vinci, tasse ed anche i caffé acquistati dai consiglieri.
A questo si aggiunge poi la somma di 500 mila euro spesa senza alcuna rendicontazione. Le verifiche dei finanzieri hanno portato i magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ad iscrivere nel registro degli indagati 10 consiglieri regionali, due del centrosinistra e otto del centrodestra, a carico dei quali l’ipotesi di reato è quella di peculato. Nei mesi scorsi i finanzieri avevano acquisito tutti i documenti contabili dei gruppi consiliari della Regione Calabria. Una documentazione particolarmente voluminosa che è stata analizzata in modo certosino dai militari della Guardia di finanza. Al termine delle verifiche sono state riscontrate anomalie che gli inquirenti definiscono “disarmanti” in modo particolare perché, in molti casi, si è scaricato sulle spalle della collettività l’acquisto di oggetti tra i più singolari ed il pagamento di tasse, cartelle esattoriali e multe automobilistiche. L’informativa dei finanzieri è stata depositata ai magistrati reggini ed il Procuratore della Repubblica facente funzioni, Ottavio Sferlazza, ed il sostituto Matteo Centini, hanno deciso di iscrivere sul registro degli indagati i primi nomi. Il periodo preso in esame dagli investigatori è stato quello che va dal 2010 al 2012, ma non è escluso che si decida adesso di spulciare anche i conti dei gruppi in epoche precedenti. Lo scenario che emerge, secondo la tesi accusatoria, è sconvolgente. Nell’informativa dei finanzieri c’é anche un capitolo dedicato alle spese ‘particolari’ da cui si evince che i consiglieri indagati si sarebbero fatti rimborsare i 70 centesimi per l’acquisto di una tazzina di caffé, i Gratta e vinci ed i biglietti di altre lotterie, cene con bevande e pasti costosi, viaggi all’estero, ricariche telefoniche, tablet e telefoni cellulari. Singolare anche uno scontrino per l’acquisto di un potente detersivo usato per smacchiare i vestiti. L’aspetto più inquietante dell’indagine riguarda i 500 mila euro di rimborsi spesi senza alcun documento contabile che dimostri l’utilizzo dei fondi. Un aspetto che gli inquirenti intendono approfondire con gli interrogatori degli indagati che si svolgeranno entro breve tempo. Nel mirino degli investigatori sono finiti, oltre ai consiglieri regionali, anche i direttori amministrativi dei gruppi. Con l’iscrizione dei primi indagati l’inchiesta è approdata ad un primo traguardo e, negli ambienti giudiziari, non si esclude che a breve possano esserci ulteriori sviluppi.