CARIADEGHE DI SERLE – Stanco e sporco di fango il tecnico disostruttore del soccorso alpino di Brescia, Roberto Mangano, addenta un panino e scuote sconsolato la testa. “Ci vorranno ancora ore – dice guardando l’imbocco della grotta da cui è appena uscito – non riusciremo a portarla fuori prima dell’alba se tutto va bene”.
In quel labirinto sotterraneo il soccorritore ci ha trascorso, entrando e uscendo, una ventina di ore. “Conosco bene Anna, è stata una mia corsista un anno fa – racconta -. Non ha fatto nessuna imprudenza, è scivolata e si è fatta male, ma ha una grande forza”. Anna Bonini, 36 anni, di Brescia, è intrappolata in una delle grotte del freddo sull’ altopiano di Cariadeghe dalle 14 di ieri. Era scesa a 250 metri di profondità, in un percorso che corrisponde a circa 3 chilometri in lunghezza, insieme a tre amici. E’ caduta, riportando una frattura biossea della caviglia sinistra, come spiega il primo medico che l’ha raggiunta, Mario Milani. Le operazioni per riportarla in superficie sono cominciate ieri pomeriggio. Ma se per risalire in condizioni normali ci vogliono tra le due e le tre ore, trascinando una barella il percorso è molto più complicato. Sono già state utilizzate delle microcariche di esplosivo per allargare i punti più stretti. Sull’altopiano di Cariadeghe, indicato da cartelli stradali che lo segnalano come monumento naturale, sono arrivate squadre di speleologi e soccorritori da tutto il nord Italia. Una settantina di persone che si danno il cambio continuamente. Accanto ad Anna ce ne sono una quarantina e tra loro sempre un medico. Il quartier generale delle operazioni si è insediato davanti al piazzale di una trattoria a poche centinaia di metri dalla grotta. I soccorritori hanno dovuto subito sequestrare il telefono del locale. Nella zona infatti non funzionano i cellulari. All’imbocco della grotta è stata invece portata un’ apparecchiatura telefonica mobile dei carabinieri. “Seguite il filo”, dicono i soccorritori ai giornalisti che vogliono raggiungere l’ingresso del tunnel. Il cavo telefonico si dipana nel bosco attaccato ai folti alberi, lungo un sentiero in leggera pendenza ma che non presenta particolari difficoltà. A un passante distratto l’ingresso della grotta, chiamata ‘Omber del Bus del Zen’ potrebbe anche sfuggire. E’ un varco nero scavato nel terreno, sembra la tana di un grosso animale. Guardando nell’oscurità si intravvedono invece una serie di scalini. Chiunque può accedervi e portano a circa 70 metri di profondità dove un cancello sbarra la strada a chi non è esperto. La chiave è in possesso degli speleologi di zona e la consegnano solo a chi ha il brevetto. Come Anna e i suoi amici.