Un fantasma di cemento, metallo e sostanze tossiche che continua ad uccidere i suoi operai. Una ‘piccola’ Ilva nel mezzo dell’Agro Pontino in provincia di Latina, nel comune di Cisterna di Latina, e’ l’ex stabilimento della Goodyear.
“La stima e’ che siano morti per le conseguenze delle sostanze cancerogene usate, piu’ di 150, oltre 200 operai colpiti da tumori e da altre patologie gravi. E sono decine i malati”. A raccontarlo all’Adnkronos Salute e’ la giornalista Laura Pesino, che insieme alla collega Elena Ganelli, ha ricostruito in documentario ‘Happy Goodyear’, che uscira’ in primavera, l’intera vicenda, studiando gli atti del processo che vede coinvolti i dirigenti dell’epoca, con interviste a medici, operai e familiari. “Lo stabilimento, attivo dal 1964 e chiuso da 13 anni – prosegue Pesino – continua a far contare le sue vittime. Con due processi penali ancora in corso per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime aggravate. La vicenda nasce dalla denuncia del sindacalista della fabbrica, Augusto Campagna, oggi presidente del Comitato familiari vittime della Goodyear, che ha raccolto dagli anni ’80 le cartelle cliniche dei colleghi deceduti durante un lungo arco di attivita’ della fabbrica. Molto di questo materiale e’ confluito poi nel lavoro dei periti e nell’inchiesta penale della Procura della Repubblica di Latina, coordinata dal pm Gregorio Capasso, aperta in seguito alle denunce di decine di familiari degli ex operai Goodyear”. Nel 1965 la Goodyear, multinazionale americana leader nella produzione degli pneumatici, approda in provincia di Latina, a Cisterna. “Per decenni e’ il simbolo del progresso e dell’industrializzazione di un territorio prevalentemente agricolo, – continua Pesino – ma lascera’ sul campo centinaia di vittime. In fabbrica gli operai respirano veleni, polveri di nero fumo, solventi, vernici, pigmenti e talco. La loro sola divisa e’ una tuta blu fornita dall’azienda. Non usano mascherine ne’ dispositivi di protezione e non sanno nulla della pericolosita’ delle sostanze chimiche che quotidianamente maneggiano”. Il documentario, prodotto da Soulcrime con produzione creativa di Adriano Chiarelli, racconta attraverso interviste le testimonianze di chi ha vissuto quegli anni e degli esperti che si sono occupati del caso. “La Goodyear si rivela presto una fabbrica che semina morte – chiosa l’autrice – una delle tante sparse per l’Italia. Ad oggi si stimano oltre 200 vittime tra gli operai che lavoravano ogni giorno respirando i veleni del ciclo di produzione delle gomme. Un numero destinato ad aumentare ancora, visto il lungo periodo di latenza di molte patologie tumorali”. Sullo sfondo della vicenda ci sono due processi penali ai vertici della Goodyear per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime aggravate. E’ di pochi giorni fa la notizia che la Corte di Appello di Roma ha confermato la condanna a un anno e 6 mesi di reclusione per un dirigente, in relazione ad alcuni decessi causati da patologie neoplastiche delle vie respiratorie avvenuti nello stabilimento. La Corte ha, invece, assolto altri due dirigenti.