Nelle stesse ore in cui, nella provincia meridionale di Helmand, un individuo con l’uniforme dell’Esercito regolare afghano apriva il fuoco all’impazzata su quattro soldati americani della Nato che aveva attirato invitandoli a pranzo e ne uccideva tre, si verificava un episodio analogo sempre nel sud dell’Afghanistan: ancora tre militari Usa (la notizia e’ stata riferita oggi) sono stati assassinati a tradimento, all’interno di una base condivisa con le truppe di Kabul, da un funzionario civile che vi lavorava regolarmente.
Secondo quanto riferito da un portavoce dell’Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza sotto comando atlantico, “l’uomo non era in divisa, ma si trattava di un civile autorizzato a trovarsi nella base, mentre nulla indica che fosse un membro delle Forze Armate afghane”. Nessuna precisazione su dove esattamente sia avvenuta l’aggressione letale, risalente a ieri, ne’ sulla nazionalita’ delle vittime; il portavoce ha aggiunto che non e’ ancora stato accertato come l’assalitore sia riuscito a impossessarsi di un’arma. In senso stretto non si puo’ parlare di un nuovo attacco ‘green-on-blue’, cioe’ ‘verde su blu’, come simili vicende sono definite dal colore delle rispettive divise dei protagonisti. E’ comunque un ulteriore elemento destinato a minare la reciproca fiducia, e dunque la stessa collaborazione, tra le truppe occidentali e i cittadini afghani con cui hanno rapporti diretti. Dallo scorso gennaio i casi accertati di ‘green-on-blue’ propriamente detti sono gia’ stati almeno 24, con oltre trenta vittime accertate; l’anno scorso nel complesso furono invece 21, con un bilancio di 35 morti. Talvolta le aggressioni sono da attribuirsi a Talebani riusciti a infiltrarsi tra i militari governativi, ma in gran parte a essere coinvolti di fatto risultano invece proprio questi ultimi, come risultato della loro insofferenza nei confronti degli stranieri, spesso causata dalle profonde diversita’ culturali con costoro.