Davanti a una folla strabocchevole e a una trentina di capi di Stato e di governo convenuti appositamente da ogni angolo del mondo, si sono celebrati a Caracas i solenni funerali di Hugo Chavez, morto martedi’ scorso a 58 anni per le complicanze legate all’operazione chirurgica per l’asportazione di un tumore, la quarta in totale, cui fu sottoposto all’Avana l’11 dicembre scorso. Il feretro con la salma del presidente venezuelano, avvolto nella bandiera militare e composto all’interno dell’Accademia Militare della capitale, e’ stato salutato dal picchetto d’onore e omaggiato dal leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad.
Il direttore della Los Angeles Philarmonic Orchestra, il venezuelano Gustavo Dudamel, ha diretto l’esecuzione dell’inno nazionale, seguito dall’interpretazione di una canzone tradizionale dei ‘llanos’, le pianure alluvionali del nord di cui Chavez era originario, intonata da un figurante vestito da gaucho. Poi e’ toccato a Nicolas Maduro, l’ex vice di Chavez che fino alle prossime presidenziali ne assumera’ ad interim le funzioni, pronunciare l’elogio funebre. Maduro, che ha parlato per circa mezz’ora, la voce a tratti rotta dall’emozione, non ha omesso di tirare bordate contro “gli insulti” dell’opposizione, ma nemmeno rivolgere un pubblico saluto ai rappresentanti degli Stati Uniti, il deputato democratico Gregory Meeks e il suo ex collega, di camera e di partito, William Delahunt. “Sono stati inviati dal presidente Barack Obama, e noi li salutiamo. Benvenuti!”, ha esclamato. Poi e’ iniziato il discorso vero e proprio: “Eccoti li’, invitto!”, ha tuonato Maduro, rivolgendosi al catafalco. “E puro, trasparente, unico, autentico, vivo per sempre!”, ha incalzato. “Missione compiuta, Comandante! La battaglia pero’ continua, Chavez vive, la lotta prosegue!. Viva Hugo Chavez, viva il popolo del Venezuela!”. Il successore del leader boliviariano ha quindi tenuto a sottolineare come, nonostante la grave malattia e le cure penose, il defunto abbia “lasciato tutto a posto, tutto stabilito, tutto in ordine”, con riferimento agli affari di Stato. “Ora”, ha ammonito, “non resta da parte nostra che adempierlo o mano. Io mi appello al nostro intero popolo, adempiamo il suo volere!”.
Si e’ “compiuta la profezia” di Fidel Castro, ha poi ricordato Maduro: il Lider Maximo un giorno disse a Chavez che, quando loro due avessero dovuto lasciare questa Terra, lo avrebbero fatto “insieme ai rispettivi popoli, vittoriosi, in piedi, con la benedizione e l’amore delle persone giuste!”. Poi: “Abbiamo spezzato il maleficio del tradimento della patria, e spezzeremo anche quello della regressione”, ha puntualizzato l’ex vice presidente, per poi rievocare i “cinque compiti storici” che Chavez s’impose durante la campagna elettorale sfociata, lo scorso ottobre, nella sua conferma in carica. Tali compiti, ha elencato, sono “mantenere e consolidare l’indipendenza conquistata in quattordici anni di rivoluzione democratica, popolare e bolivariana”; costruire il socialismo; rendere il Venezuela “una Potenza nell’ambito della Grande Potenza dell’America Latina”; creare un mondo equilibrato e, infine, contribuire a preservare la vita sul pianeta e la salvezza della specie umana”. Le spoglie di Chavez rimarranno esposte all’interno dell’Accademia per una settimana ancora, cosi’ da permettere di rendere loro omaggio ai connazionali che vogliono andarsi ad aggiungere ai due milioni i quali gia’ lo hanno fatto. Il corpo sara’ quindi imbalsamato, alla stregua di quelli di Lenin, Stalin e Mao, e ricollocato al suo posto. Maduro ha lasciato peraltro intendere che in futuro potrebbe anche essere trasferito altrove, coronando cosi’ il sogno di tanti, forse dello stesso defunto: vederlo riposare accanto al ‘Libertador’ Simon Bolivar, da Chavez sempre citato a proprio eroe e modello. (