E’ un altro Watergate? La domanda comincia a circolare nei corridoi del potere e nelle redazioni di Londra, mentre lo scandalo delle intercettazioni illecite dei tabloid si ingigantisce di ora in ora. Mezza dozzina di arresti di giornalisti e dirigenti del News of the World, il giornale domenicale da 3 milioni di copie di proprietà del magnate dell’editoria Rupert Murdoch, vengono dati per imminenti.
Lo stesso giornale chiude i battenti, ha annunciato il figlio James Murdoch: domenica sarà in edicola l’ultimo numero. E ancora: la camera dei Lord esige la convocazione di una commissione parlamentare d’inchiesta, guidata da un giudice con il potere di obbligare testimoni eccellenti a rispondere alle sue domande. E una valanga di contratti pubblicitari cancellati travolge il tabloid implicato nella vicenda, segnalando che corre il rischio di diventare una cosa sporca, che nessuno vuole più toccare: prima gli inserzionisti, forse presto anche i lettori. Ma la domanda che più tormenta Downing street riguarda il primo ministro David Cameron. Fu lui a volere al suo fianco, come portavoce e direttore delle strategie di comunicazione, Andrew Coulson, l’ex-vice-direttore del News of the World, l’uomo sospettato da anni di essere coinvolto nelle intercettazioni di telefonini di attori, calciatori, membri della famiglia reale, Vip della politica e dello spettacolo. Fu Cameron a confermare la sua fiducia in Coulson, anche quando questi, qualche mese fa, è stato costretto a dimettersi perché l’ombra dello scandalo gli impediva “di fare con tranquillità il suo lavoro”, come disse nella sua lettera d’addio. Ora però lo scandalo è enormemente cresciuto. Secondo le indiscrezioni, Coulson potrebbe avere ordinato personalmente di corrompere con pagamenti in denaro alcuni poliziotti per ottenere informazioni per i suoi scoop, all’epoca in cui era il numero due del giornale. Quando è che Cameron ha saputo che il suo portavoce era compromesso, e che cosa esattamente sapeva? Una domanda simile a quella che fu rivolta per anni a Richard Nixon sul caso Watergate, fino a quando il presidente non si dimise.