Con 68 voti a favore e 48 contrari la Knesset ha concesso la fiducia al nuovo governo, il terzo, di Benjamin Netanyahu. Esecutivo che si contraddistingue per l’ingresso della formazione di destra espressione dei coloni, Casa Ebraica di Naftali Bennett (ministro dell’Economia e del Commercio), e per l’esclusione, la prima volta da anni per un esecutivo del Likud, della destra religiosa ortodossa.

Del governo fanno parte oltre alla destra della lista unita Likud-Beiteinu, i laici nazionalisti di Yesh Atid di Yair Lapid (le vera sorpresa del voto del 22 gennaio), e i centristi di Hatnuah di Tzipi Livni.L’esecutivo, formatosi in ‘zona cesarini’ dopo 40 giorni di negoziati e a soli a due giorni dall’attesa prima visita da presidente di Barack Obama, non ha tra le priorita’ la ripresa dei negoziati di pace israelo-palestinesi ma, “la difesa dalla minaccia dell’Iran”, dotato dell’atomica, ” e della Siria”, ha chiarito Netanyahu. Lo conferma il peso dei 31 deputati (sui 120 totali della Knesset) di Likud e Yisrael Beiteinu, e dei 12 di casa Ebraica di Bennett espressione dei coloni, che non credono in alcun modo alla soluzione, “due popoli, due stati”. Non solo. Tra tutte le forze della colazione solo Hatnua di Livni – che oltre alla Giustizia e’ stata designata capo negoziatore – ha nel suo programma la ripresa delle trattative. Anche i centristi di Lapid sono piu’ concentrati sul rilancio dell’economia e la lotta alla disoccupazione che sui rapporti con i palestinesi.

 

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