Una maxi-rissa che ha visto coinvolte circa 2.000 persone, 5.000 poliziotti accorsi sul posto e 40 feriti, e sullo sfondo – ancora una volta – la Foxconn. L’azienda taiwanese che assembla prodotti dell’Apple, gia’ tristemente nota per l’ondata di suicidi che nel 2010 interesso’ oltre una decina dei suoi operai, torna nell’occhio del ciclone dopo un acceso contrasto scoppiato domenica notte nel dormitorio dello stabilimento di Taiyuan, nella provincia dello Shanxi. La lite, riferisce AgiChina24, e’ esplosa intorno alle 23 e la polizia ha impiegato 4 ore per riportare la situazione sotto controllo. Diversi gli operai arrestati, mentre i feriti sono stati portati in ospedale.
Al momento le cause sono ancora ignote, la polizia – riferisce l’agenzia di stampa Xinhua – sta indagando sulla vicenda e lo stabilimento e’ stato chiuso per facilitare le indagini. E con tutta probabilita’ i cancelli resteranno serrati anche martedi’ e mercoledi’, ha riferito alla Reuters un membro dello staff della compagnia che vuole restare anonimo. “Ci sono molti poliziotti all’interno”. Intanto la compagnia si affretta ad allontanare i sospetti che a monte ci sia l’insoddisfazione degli operai riguardo alle condizioni di lavoro cui sono sottoposti. “Le autorita’ locali stanno indagando sulle ragioni della disputa. Stiamo collaborando con loro, ma per il momento non sembra che le cause siano connesse a problemi di lavoro”, ha fatto sapere l’azienda tramite un comunicato stampa. Forse non questa volta, ma la “fabbrica dei sucidi” e’ nota per i miseri stipendi, gli estenuanti orari di lavoro e lo sfruttamento dei suoi operai. “Straordinari. Questa e’ la parola chiave”, aveva spiegato a marzo Auret van Heerden, presidente di Fair Labour Association (FLA), che aveva condotto un’indagine sul lavoro nell’azienda taiwanese voluta anche dalla Apple. Il rapporto riferisce di oltre 76 ore settimanali di lavoro forzato previste dalla legge cinese e una presenza sulle linee di produzione di oltre sette giorni consecutivi senza nemmeno una pausa di 24 ore. “Non solo i lavoratori sono costretti a orari massacranti – aveva commentato van Heerden – ma il piu’ delle volte il compenso e’ del tutto inadeguato, i rischi per la salute e la sicurezza sono alti e prevale un gap di comunicazione. E come se non bastasse: “i dipendenti vengono esclusi da qualsiasi tipo di assemblee e comitati”.