Nel Tatarstan (Russia), ieri una nave da crociera, la Bulgaria, è affondata portando con sè gran parte delle 200 persone che erano a bordo. Molte di pià di quante ne poteva portare. I sommozzatori che partecipano alle operazioni dopo il naufragio hanno trovato un enorme numero di cadaveri all’interno della nave:
più di 110 persone, una trentina dei quali bambini, e adesso i soccorritori disperano di trovare qualcuno ancora in vita. “Le chance di ritrovare qualche sopravvissuto sono minime”, ha dichiarato nella notte un portavoce del ministero per le situazioni d’Emergenza. “E’ stata trovata molta gente nella zona del bar e del ristorante: da quel che si vede, nel momento del naufragio lì c’era qualche tipo di attività”. E dunque adesso il numero delle vittime dell’incidente potrebbe “avvicinarsi alle persone che risultano disperse, che sono 104”. Secondo le ultime stime, a bordo c’erano 196 persone (nonostante l’imbarcazione, una nave a doppia coperta fabbricata in Cecoslovacchia nel 1995 ma sprovvista di licenza di navigazione, non ne potesse trasportare più di 120). Le squadre di soccorso hanno rastrellato per ore gli argini del fiume e gli isolotti nella zona in cui il Bulgaria è andato a picco: l’ultimo bilancio parla di un’ottantina di sopravvissuti (50 passeggeri, 23 uomini di equipaggio e sei persone che neanche figuravano nella lista dei viaggiatori). Il Bulgaria è naufragato domenica mattina per cause ancora sconosciute intorno a mezzogiorno ora italiana nel Tatarstan, a circa 800 chilometri ad est di Mosca, in una zona in cui la profondità del Volga è di una ventina di metri. Secondo le autorità, l’imbarcazione – che di recente aveva superato i test di controllo tecnici per la navigazione- è calata a picco in appena otto minuti, a circa tre chilometri dalla riva. Ma i sopravvissuti, intervistati dalla tv Rossia24, hanno denunciato l’assenza sull’imbarcazione delle indicazioni riguardanti le misure di sicurezza: “Non c’era alcuna indicazione sul luogo dove si trovassero i giubbotti di salvataggio”, ha raccontato una donna sfuggita alla morte, calandosi in acqua da un oblò. Si tratta del più grave incidente nautico della Russia post-sovietica, a parte quella del sottomarino Kursk (2000, 118 morti): l’ultimo risale al settembre 2010, quando sette persone persero la vita nel naufragio di un battello su un lago a 80 km da Norilsk (grande nord russo). Il 16 settembre 2005, invece, 14 passeggeri su un totale di 24 morirono nel fiume Enisei a Dudinka, nella regione siberiana di Krasnoiasrk, a bordo della nave Nekrasov, che trasportava anche oltre 100 tonnellate di frutta e verdura (contro un massimo di 70). In epoca sovietica, invece, il 31 agosto 1986, la nave da crociera Nakhimov fu speronata da una chiatta e affondò nel mar Nero al largo di Novorossisk, causando la morte di 423 persone tra i 1243 passggeri. Il 5 giugno di tre anni prima, la nave da crociera Suvorov, in navigazione sul Volga da Rostov sul Don a Mosca, urtò contro un pilone di un ponte ferroviario mentre stava passando un convoglio: i morti, tra passeggeri della nave e del treno, furono almeno 173, ma secondo altre fonti potrebbero essere stati addirittura 600 (le autorità sovietiche fecero scendere il silenzio sulla tragedia).