Sono centinaia le persone uccise ieri a Daraya, il sobborgo a sudovest di Damasco teatro da giorni di una violenta offensiva delle forze fedeli al regime di Bashar al Assad, in quello che rischia di trasformarsi il giorno più sanguinoso dall’inizio della rivolta in Siria, quasi un anno e mezzo fa.
Secondo i comitati di coordinamento locali ieri nel Paese sono state uccise 440 persone, quasi 300 proprio a Daraya. Un dato che altri gruppi di attivisti correggono al ribasso, tra questi l’Osservatorio siriano per i diritti umani (che a differenza dei comitati presenti sul territorio fa base a Londra) che parla di 183 morti in 24 ore e di 320 cadaveri trovati nel sobborgo, uccisi però in 5 giorni. Il balletto di cifre è certamente da imputare anche alla situazione sempre più drammatica nel Paese, con le principali città e roccaforti dei ribelli costantemente sotto il tiro di artiglieria e carri armati, con un’impennata dei bombardamenti aerei che si registra perlomeno negli ultimi sette giorni.
A Daraya, secondo un responsabile dei comitati contattato telefonicamente dall’ANSA “i corpi di circa 210 persone sono stati rinvenuti in diversi luoghi del sobborgo, con fori di arma da fuoco alla testa o al collo. Sono state sterminate intere famiglie nelle loro case. Dentro e nei pressi della moschea Abu Sleiman Darani sono stati rinvenuti 156 corpi, di questi 19 sono di donne e tre di bambine. Altri corpi sono stati trovati negli orti”. Secondo questa versione, dopo aver imposto l’assedio il 20 agosto scorso, le forze del regime hanno prima bombardato poi messo in campo i cecchini che hanno fatto strage tra i civili.
Poi l’assalto e le esecuzioni sommarie, come già accaduto a Hula, Tremseh, Quseyr. “Venerdì sera l’Esl ha deciso di ritirarsi. Sabato è cominciata l’invasione e il massacro metodico delle forze del regime. Daraya rimane isolata, senza medicine, senza acqua e senza cibo. E’ una situazione umanitaria disperata”, conclude l’attivista. La tv di Stato siriana annuncia che “a Daraya i terroristi sono stati cancellati” e celebra un’operazione militare che ha portato “all’eliminazione di un gran numero di loro” e a “spianare” la zona dove “sorgevano diversi magazzini per la fabbricazione di ordigni”. “Vittorie trionfali” vengono annunciate anche ad Aleppo, dove i “terroristi hanno subito perdite di grandi dimensioni”, e a Dayr az Zor. Intanto, il bilancio odierno dei morti, sempre secondo l’opposizione, è già salito a 30 vittime: nuovi bombardamenti, aerei e a colpi di artiglieria, hanno preso di mira stamani le periferie di Damasco, Aleppo, Daraa, con i civili che “si stanno dando alla fuga”. In questo quadro, al Arabiya annuncia, citando i soldati ribelli dell’Esl, che il capo dell’intelligence dell’Aeronautica siriana, Jamil Hassan, è stato assassinato da uno dei suoi collaboratori nel proprio ufficio. Sempre l’emittente emiratina rende poi noto che il generale di brigata Mohamed Musa al Khayrat, capo della settima divisione di fanteria meccanizzata, é fuggito in Giordania dove è arrivato venerdì insieme a otto membri della sua famiglia. Se confermato, si tratterebbe del secondo generale ad aver disertato. Con lui avrebbero passato il confine altri 19 militari.