Gli attivisti siriani anti-regime denunciano un nuovo orrendo massacro e puntano l’indice contro le forze fedeli al presidente Bashar al Assad. I cadaveri di 60 persone, affermano i comitati di coordinamento locale (Lcc), “tutti con le mani legate”, sono stati trovati in una discarica a Qatana, un sobborgo di Damasco. Omar Hamza, portavoce del consiglio della rivoluzione nella regione della periferia della capitale non ha dubbi: “Si tratta di un’esecuzione sommaria”.

Non e’ possibile verificare indipendentemente la notizia, a maggior ragione con gli osservatori Onu che fanno le valigie e si preparano a lasciare il Paese. Quel che e’ certo e’ che le denunce di massacri ai danni dei civili o stragi indiscriminate di oppositori avanzate in passato dai ribelli sono state tutte confermate da una fonte di grande rilievo, la commissione d’inchiesta Onu. L’organismo ieri ha pubblicato un rapporto di 102 pagine, in cui conferma punto per punto le tesi dei ribelli e accusa il regime siriano di crimini contro l’umanita’ e crimini di guerra (imputando di questi ultimi anche gli insorti). Ecco un elenco dei punti principali del rapporto. – MODALITA’ DELLE STRAGI: La commissione parla di un modus operandi nel compimento dei massacri. Nell’ambito di attacchi contro le roccaforti dei ribelli, i militari aiutati dalle milizie Shabbiha prima isolano la zona, poi la bombardano da terra e dal cielo, poi fanno operare i cecchini prima di lanciare un assalto, con i miliziani che danno la caccia ai ‘nemici’ casa per casa. Una volta perpetrati i massacri, i corpi vengono dati alle fiamme. – HULA: Il 25 maggio scorso, 108 persone, la meta’ delle quali bambini, vennero trucidate nella zona di Hula, poco a nord di Homs. Dopo i bombardamenti, denuncia la commissione Onu, sono entrati in azione gli Shabbiha, che a colpi di coltello e armi da fuoco hanno sterminato intere famiglie. – QUBEIR: Il 6 giugno nel villaggio a 20 km da Hama muoiono tra le 40 e le 78 persone. La gran parte dei morti “venne causata dai bombardamenti, i feriti vennero giustiziati dagli Shabbiha”. – TREMSEH: Il 12 luglio nel villaggio della martoriata regione di Hama, vengono uccise tra le 120 e le 200 persone. Gli osservatori Onu arrivano sul posto il 13 luglio: trovano “schizzi di sangue nelle stanze di molte case, scuole bruciate e case danneggiate”. Molti vengono uccisi mentre fuggono dal villaggio. Anche in questo caso, si legge nel rapporto, lo schema della strage fa ritenere che i responsabili siano i miliziani alawiti pro-regime. – LE ALTRE STRAGI: La commissione elenca poi altri massacri ‘meno noti’, a Kili (Idlib), Tal Rifat (Aleppo), a Taftanaz (Idlib), a Sarmin (Idlib), Ain Larouz (Idlib), Yabrud (Damasco), e altri ancora in cui hanno perso la vita decine e decine di persone, molti bambini. In tutti i casi la Commissione stima si sia trattato di attacchi volontari delle forze filo-governative contro civili innocenti.

 

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