Alle 6 del mattino ora locale, le 5 in Italia, e’ scattato in tutta la Siria il cessate-il-fuoco previsto dal piano di pace in sei punti di Kofi Annan, inviato speciale congiunto delle Nazioni Unite e della Lega Araba, a partire dal compimento delle 48 ore dalla data del 10 aprile, entro la quale il regime avrebbe dovuto intraprendere il ritiro delle proprie truppe e delle artiglierie pesanti dai centri urbani. Un’ora dopo l’entrata in vigore della tregua ovunque, almeno in apparenza,

la situazione appariva calma: lo hanno confermato fonti dell’opposizione tanto nelle province di Homs, Hama e Idlib, quelle maggiormente messe a ferro e fuoco dai lealisti, quanto nella capitale Damasco. “A Homs e’ stata un’altra notte di sangue, con massicci bombardamenti, ma adesso c’e’ quiete e non si sta sparando”, ha riferito un anonimo dissidente. Sia nella citta’-martire della Siria centrale sia in altre localita’ di primo piano, tuttavia, e’ giunta una denuncia unanime: nessun segnale di un effettivo ritiro delle forze governative, in armonia con il piano Annan. “Carri armati, cecchini e forze armate sono tuttora visibili in giro”, ha aggiunto il dissidente di Homs.

 

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