Niente processo per insufficienza di prove per otto ex gerarchi delle SS sospettati di aver preso parte al massacro di S.Anna di Stazzema, dove vennero uccise durante la seconda guerra mondiale 560 persone. Lo ha deciso la magistratura tedesca, al termine di un’inchiesta durata 10 anni.

Nel comunicato stampa della procura di Stoccarda, che ha deciso di non procedere con la richiesta di imputazione, si legge che “dalle indagini, condotte in maniera ampia ed estremamente approfondita insieme all’ufficio criminale del Baden-Wuertemberg, è emerso che non è possibile dimostrare una partecipazione dei 17 indiziati – in particolare degli otto ancora in vita – agli avvenimenti del 12 agosto 1944 nel paese di Sant’Anna di Stazzema punibile con una pena che non sarebbe prescritta”. Per i procuratori tedeschi decisiva, è scritto ancora nel comunicato, è stata l’impossibilità di dimostrare che il massacro di 560 persone, tra cui “almeno 107 bambini”, compiuto dai 17 militari della divisione di granatieri corazzati ‘Reichsfuehrer Ss’ sia stato programmato sin dall’inizio come “un’azione di sterminio contro la popolazione civile”. Secondo le indagini svolte dalla procura è anche possibile che “obiettivo dell’azione militare originariamente fosse la lotta contro i partigiani e la cattura di uomini abili al lavoro per una deportazione in Germania e che l’uccisione della popolazione civile sia stata comandata solo quando si era reso chiaro che quell’obiettivo non poteva essere raggiunto”. La sola appartenenza alla divisione protagonista del massacro per i procuratori tedeschi non è sufficiente: per ciascuno degli indagati si sarebbe dovuto poter “dimostrare una responsabilità individuale”, cosa “non riuscita”. L’inchiesta riguardava un gruppo di appartenenti alle SS già condannati in Italia.

 

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