Il delfino di Hugo Chavez, NicolasMaduro, ha vinto per un soffio le elezioni presidenziali in Venezuela con il 50,66%. Ma il suo avversario, Henrique Capriles, chiede il riconteggio dei voti. “Ho vinto per quasi 300mila voti, e’ la decisone del popolo”, afferma Maduro che ha ottenuto 7.505.338 voti alle presidenziali di ieri, secondo i risultati ufficiali diffusi dalla Commissione elettorale nazionale (Cne).

“Noi non riconosceremo il risultato fino a quando non si ricontera’ ogni voto dei venezuelani, uno per uno -ha intanto dichiarato Capriles in una conferenza stampa- Esigiamo dal Cne che si aprano tutte le casse e che ogni voto sia ricontato. Il popolo venezuelano merita rispetto”. Secondo i dati diffusi, Capriles ha ottenuto 7.270.403 voti. In un messaggio al Paese subito dopo la diffusione dei risultati ufficiali, Maduro ha dichiarato di aver ottenuto una vittoria “giusta, legale e costituzionale”. Per quanto lo scarto sia minimo, “questi sono i risultati”, ha dichiarato la presidente del Cne, Tibisay Lucena, invitando la popolazione a riconoscere l’esito del voto e tornare a casa in pace. L’affluenza alle urne, ha aggiunto, e’ stata del 78,71%. Ma Capriles non ci sta. Il candidato dell’opposzione riunita nell’alleanza del Mud (Mesa unita democratica), era stato sconfitto da Chavez alle presidenziali del 7 ottobre con il 45% contro il 55%. Questa volta lo scarto e’ inferiore ai 300mila voti, su un corpo elettorale di 18 milioni di votanti. Capriles, che chiede il riconteggio di tutte le schede, ha smentito di aver fatto un patto con Maduro per accettare il risultato. “Io non faccio patto con i corrotti ne’ con i bugiardi, il mio patto e’ con Dio e con il popolo”, ha affermato il candidato dell’opposizione, che ha definito l’avversario “il grande sconfitto” La vittoria di misura di Maduro, peraltro contestata, fotografa un paese spaccato a meta’, dopo una campagna elettorale aspra. Maduro, che ora si preparara ad insediarsi il prossimo 19 aprile, giorno della festa dell’indipendenza, ha ottenuto un risultato scarso malgrado la forte onda emotiva seguita alla morte di Chavez il 5 marzo, che il candidato ‘oficialista’ ha tentato di sfruttare in tutti i modi.

 


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