Dopo i pronto soccorso anche il 118 perde pezzi: dal 1° giugno chiudono le postazioni medicalizzate del Crispi e del Vomero, quest’ultima dopo 22 anni. Resteranno entrambe in piedi solo con infermiere e autista. Il responsabile della centrale operativa Giuseppe Galano, leader sindacale degli anestesisti dell’Aaroi, prova a far quadrare il cerchio con le forze residue. I 3 medici della postazione Crispi saranno destinati ad alcuni presìdi periferici altrettanto carenti (San Paolo, Scampia e Ponticelli) cruciali per la copertura del territorio. Dal 1 giugno una fetta di città, che comprende Vomero – Arenella oltre a Chiaia, San Ferdinando e Posillipo (tutti molto popolosi ed ad alto tasso di anziani) non potranno più contare su ambulanze con medico a bordo. Altri due camici bianchi saranno dirottati dalla postazione San Gennaro a beneficio di Scampia e Ponticelli. Il 118 intercetta una fetta di assistenza in urgenza evitando, quando possibile, il trasporto in ospedale. Nel 2021 su circa 60mila soccorsi 23 mila sono stati risolti in loco dal medico a bordo. Se il medico non c’è infermiere e autista possono soltanto trasportare i pazienti in ospedale. Pensionamenti, indisponibilità ai turni sulle ambulanze per malattia, richieste di trasferimenti in altre Asl (Napoli 2 non ha gli stessi problemi di Napoli città) e in altri settori della medicina primaria (medicina di famiglia, guardie mediche), burn-out, aggressioni, mancate rotazioni, scarsa attrattività sul piano stipendiale e delle tutele contrattuali completano il quadro di questo servizio salvavita che andrebbe potenziato e rifondato. A febbraio scorso a saltare fu il turno notturno della postazione Incurabili, nel quartiere Sanità, per tenere aperta 24 ore Ponticelli. Ora c’è in cantiere la demedicalizzazione delle postazioni Vomero e Crispi con l’obiettivo di concentrare gli uomini disponibili in alcuni quartieri più critici evitando la parcellizzazione dei turni medicalizzati che impedisce un’allerta mirata in caso di necessità. L’intento è avere a disposizione almeno alcune postazioni medicalizzate h24 da utilizzare primariamente nel caso in cui ci siano codici rossi, grandi emergenze e frangenti complessi. Allo stato attuale il servizio 118 a Napoli gestisce 19 postazioni, di cui 5 con risorse Asl, quanto a mezzi e personale, e 13 in appalto esterno. La Asl con il 118 gestisce anche il trasporto secondario con 14 mezzi in un periodo in cui si registrano oltre 60 mila interventi l’anno.
Un altro punto dolente è quello del centro storico: in caso di necessità c’è solo la postazione Annunziata e dopo l’abolizione di quella del Chiatamone l’ambulanza più vicina è al San Paolo o all’Aeroporto mentre quella San Gennaro, come detto, è a mezzo servizio. Spostamenti e decisioni che tuttavia non solo indolori per il servizio e per il personale. Negli ultimi due anni sono andate via 45 unità con penuria ormai estesa anche agli autisti e agli infermieri. Attualmente i medici sono in totale 32 (7 convenzionati e 25 dipendenti) e da giugno saranno distribuiti su 8 postazioni medicalizzate (Ponticelli, Aeroporto, Scampia, San Gennaro, Annunziata, San Paolo, Pianura e Capri), altri 5 dottori lavorano nella centrale operativa. Nonostante i ripetuti appelli alla Regione e alla Asl del responsabile Galano il numero totale dei medici in servizio è sceso ancora di 13 unità negli ultimi mesi e una carenza stimata di almeno 60 dottori. Il nodo centrale resta quello dei reclutamenti. In Consiglio regionale è stato chiesto di bandire concorsi per medici senza specializzazione purché abbiano esperienza di 5 anni in area emergenza. Attualmente sono 5 i candidati per il concorso per tentare di assumere 15 dirigenti medici per il 118, con domande in via di esame da parte della Asl Napoli 1.