«Abbiamo ottenuto risultati importanti. Ci sono milioni di file audio e video, milioni di documenti e quindi l’indagine sarà lunga». Lo ha detto il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, a margine di un incontro con gli studenti a Casola, parlando dell’inchiesta che ha portato all’arresto di un hacker accusato di aver violato i server del ministero della Giustizia. «I miei colleghi hanno lavorato benissimo. È un settore di eccellenza della Procura di Napoli che fa scuola in Italia. Abbiamo utilizzato – ha aggiunto Gratteri – tecniche di indagine avanzate. Abbiamo anche “imparato”, seguendo l’hacker, cose nuove». Per Gratteri «siamo stati bravi a riuscire a seguire il suo percorso e a tirare la rete nel momento in cui ci serviva nel senso che potevamo anche arrestarlo un mese fa, però era importante arrestarlo in determinati contesti mentre operava». Ha presentato un’istanza al Riesame di Napoli per chiedere l’attenuazione della misura cautelare del carcere l’avvocato Gioacchino Genchi, legale dell’hacker Carmelo Miano. Nella richiesta depositata dal legale viene sottolineata l’insussistenza del pericolo di fuga, del rischio di inquinamento delle prove e della possibilità di reiterare i reati contestati, che sono accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware e programmi software, commessi in concorso. Su Miano pende a Gela un procedimento per riciclaggio, dal 2021: la procura della Repubblica, su istanza del legale, ha restituito a Miano tutte le copie forensi degli hard disk che gli erano stati sequestrati all’epoca dalla Guardia di Finanza, attraverso un provvedimento del pubblico ministero titolare del fascicolo. «In relazione agli accessi, ammessi da Miano, alle caselle di posta elettronica di alcuni magistrati inquirenti – spiega inoltre l’avvocato Genchi – ritengo vi sia l’incompetenza funzionale delle procure della Repubblica di Napoli e di Roma, su cui insisto». Genchi, infatti, ha chiesto il trasferimento degli atti alla Procura di Perugia. Intanto c’è attesa per la decisione del gip di Napoli dopo l’interrogatorio di garanzia sostenuto ieri dall’hacker 24enne durante il quale ha ammesso l’accesso abusivo nei server del Ministero della Giustizia e di altre importanti aziende italiane.