Un’indagine su appalti e camorra dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata e della Dda partenopea ha portato all’arresto, su disposizione dell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, di 7 persone e sequestri di beni per 3milioni di euro. Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in estorsione con l’aggravante del metodo e delle finalità mafiose. L’attività investigativa è volta a far luce sugli interessi della criminalità organizzata negli appalti banditi dal comune di Torre del Greco e le richieste estorsive alle imprese impegnate nei lavori pubblici. Nei confronti di uno degli arrestati è stato inoltre emesso un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e quote societarie per un valore pari a tre milioni di euro.
I clan riuscivano a sapere quali fossero gli appalti deliberati e a quali ditte erano stati assegnati grazie a uno degli arrestati, Ciro Vaccaro, 54 anni, che svolgeva il ruolo di “collante” tra imprese e camorra. Anche con il contributo dei collaboratori di giustizia, gli inquirenti hanno scoperto che ad essere sottoposte a estorsioni dai clan Di Gioia e Papale era anche la società Ego. Eco. di Cassino, vincitrice della gara d’appalto sull’igiene urbana indetta nel Comune di Torre del Greco nel marzo 2012, una ditta risultata contigua a Vaccaro: grazie alla sua intermediazione, infatti, la società assunse un presunto affiliato ai Falanga.
Tra i dominus delle attività estorsive c’era Maurizio Garofalo, 47 anni, per gli investigatori esponente di rilievo del clan Papale. Gli investigatori ritengono di avere scoperto un vero e proprio “sistema Vaccaro” grazie al quale era possibile attuare una gestione ad personam delle gare pubbliche: Vaccaro, con il placet della malavita locale, si era accreditato “con arguzia e scaltrezza”, come interfaccia qualificata a concludere delicati accordi con alcuni imprenditori, disposti ad accollarsi una quota estorsiva pur di aggiudicarsi una gara d’appalto bandita dal Comune o per evitare di ricevere danni al cantiere. “Un pensiero per tutti quanti”, così, testualmente, riferisce nel corso di un’intercettazione ambientale l’arrestato, una frase che, per gli inquirenti, è significativa e racchiude in poche semplici parole il cuore del “sistema Vaccaro”.
Sempre nella stessa indagine sono state coinvolte anche due donne: la moglie e l’amante di Garofalo. Entrambe destinatarie degli utili del pizzo che il clan imponeva alle ditte edili della zona. Si Tratta di Franca Magliulo, 50 anni, moglie di Garofalo, e Raimonda Sorrentino, 53 anni, amante del boss Garofalo, dalla cui relazione era nato un figlio che, dunque, la legittimava ad avanzare la richiesta dei proventi estorsivi.