Brusca inversione di tendenza sul piano della sicurezza stradale. Gli ultimi dati ACI-Istat sull’incidentalità, infatti, evidenziano un preoccupante incremento dei morti nel comune di Napoli, nonostante la diminuzione dei sinistri. In particolare, nel 2015 hanno perso la vita 28 persone e 2.948 sono rimaste ferite nei 2.169 incidenti rilevati nel capoluogo campano. Rispetto all’anno precedente, aumentano i decessi (+12%), in proporzione maggiore in confronto all’andamento nazionale (+1,4% in Italia), mentre risultano in calo sia i sinistri (-0,3%) che gli infortunati (-0,8%), in misura, però, inferiore rispetto al trend registrato nel resto del Paese (rispettivamente, -1,4 e – 1,7 per cento). In altri termini, benché meno numerosi, gli incidenti nella città di Napoli sono più gravi, facendo registrare una media di 6 sinistri al giorno, 1 ferito ogni tre ore ed un 1 morto ogni due settimane. Meno grave, sotto il profilo delle conseguenze mortali, è, invece, la situazione in provincia dove si rileva un andamento esattamente contrario: diminuiscono, infatti, i decessi (-6,5%; 86 in termini assoluti), mentre aumentano gli incidenti (+2,4%; 4.872) ed i feriti (+2,2%; 6.960). “Tuttavia, i morti potrebbero essere anche in misura maggiore”, ammonisce il Presidente dell’Automobile Club Napoli, Antonio Coppola, “in quanto, secondo la Convenzione di Vienna del 1968, nelle statistiche ufficiali vengono presi in esame soltanto i deceduti sul colpo o, comunque, entro il trentesimo giorno dalla data dell’incidente”. In base ai costi generali medi per sinistro stradale, calcolati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si può stimare, sul solo comune di Napoli, un costo sociale annuo per gli incidenti con lesioni a persone pari a 187 milioni di euro: in pratica i sinistri pesano su tutti i napoletani per un costo medio pro capite pari a 192 euro all’anno. La guida distratta, dovuta soprattutto all’uso del cellulare da parte dei conducenti, è la principale causa degli incidenti (35,8% dei casi) registrati nel comune di Napoli, compresi quelli mortali (31,3%), precedendo, persino, la velocità eccessiva (rispettivamente 17,2 e 25 per cento). Il venerdì è il giorno con il più elevato numero di morti (10), mentre la fascia oraria più a rischio è quella notturna (dalle 22 alle 6) con 7 decessi. Il 28,6% delle vittime ed il 41,9% dei feriti hanno meno di 30 anni. Riguardo ai veicoli coinvolti, il rischio di mortalità più elevato è appannaggio delle due ruote: il 50 per cento delle vittime è infatti un centauro. Dopo Napoli, i comuni dell’area metropolitana dove si registrano il maggior numero di incidenti e feriti sono Pozzuoli (rispettivamente 173 e 239) e Torre del Greco (144 e 195), mentre quelli con la più alta quantità di morti sono Giugliano in Campania (6) ed Acerra (5). “L’incidentalità stradale è sempre più un’emergenza”, commenta il Presidente dell’ACI Napoli “anche perché le istituzioni, a partire dagli Enti locali, fanno molto poco per la sicurezza in questo settore. Preoccupa soprattutto il dato relativo ai giovani ed ai motociclisti che rappresentano le categorie più a rischio. Si pensi che ben il 71% dei morti causati da incidenti notturni è costituito da persone con meno di 30 anni. Questo significa che bisogna incrementare le attività di formazione e sensibilizzazione degli utenti della strada, ma anche i controlli, specialmente nei giorni, nelle ore e nei luoghi tipici della movida. Nel contempo, urgono interventi per il miglioramento delle condizioni generali della rete viaria urbana, caratterizzata da uno stato di allarmante abbandono. Occorre, pertanto, un’assidua ed efficiente manutenzione, utilizzando, allo scopo, pure i proventi delle sanzioni, così come prevede l’articolo 208 del Codice della Strada. Purtroppo, tali introiti sono, spesso, impiegati per altre finalità di bilancio. A dimostrazione che i morti, i feriti e gli invalidi causati dai sinistri continuano ad essere considerati , vittime ineluttabili di un fenomeno ricorrente che, proprio perciò, non fa più notizia. Ed è contro questa rassegnazione e apatia generalizzate che bisogna lottare per stimolare una presa di coscienza collettiva su un problema le cui conseguenze, direttamente o indirettamente, ci riguardano tutti da vicino”.