CASTELLAMMARE DI STABIA – Il sindaco di Castellammare di Stabia esprime grande indignazione per la decisione del giudice di sorveglianza di Napoli che ha riconfermato gli arresti domiciliari a Renato Raffone, condannato per associazione per delinquere di stampo camorristico, per la sua militanza nel clan del D’Alessandro, ma da tempo detenuto in casa per motivi di salute.
Bobbio chiede, quindi, al presidente del Tribunale di Sorveglianza di rivedere il provvedimento. A fine gennaio, durante la festa del patrono di Castellammare di Stabia, il sindaco Bobbio aveva documentato con un video come il presunto boss aveva ‘ordinato’ alla processione religiosa di effettuare una sosta davanti al balcone dal quale stava assistendo alla funzione sacra. Ciò era accaduto nonostante l’espresso divieto del sindaco e del prefetto di Napoli di combattere forme di egemonia della camorra sui riti religiosi. Da qui la richiesta del primo cittadino di Castellammare di Stabia di revocare al pregiudicato gli arresti domiciliari. Una richiesta che per il giudice non ha i presupposti di essere accolta, in quanto il detenuto non avrebbe potuto “comandare” nulla alla processione, privo della parola a causa della sua malattia. “E poi parlano di sinergia istituzionale – sbotta Bobbio – La verità è che, nel disinteresse di troppi, istituzioni comprese, certe iniziative di difesa della legalità e di rifiuto della camorra ce le dobbiamo gestire in solitudine”. Il sindaco contesta “le psichedeliche motivazioni con le quali un giudice di sorveglianza a Napoli ha deciso che la fondatissima richiesta della polizia di Stato di rispedire Renato ‘Battifreddo’ in galera doveva essere rigettata”. Bobbio ricorda il suo passato da magistrato, pubblico ministero, ‘ne ho visti di imputati o inquisiti piu’ o meno malati prendere in giro la giustizia o farsi beffe della giustizia come purtroppo ancora una volta è accaduto – afferma – La verità è una sola: che il lassismo dilaga e troppi magistrati a parole saltellano da un convegno all’altro”. In sindaco Bobbio ribadisce che il boss ‘Battifredo’ e “il suo ineffabile genero convivente, anch’egli ai domiciliari” si sono resi colpevoli di un reato, nel caso di Raffone, usando non la voce, bensì “la mimica” con cui “lanciava baci” e “intimava perentoriamente”. Il sindaco ricorda anche che “come risulta dal filmato delle ‘Iene’, fu il genero convivente ad invitare a casa la troupe televisiva” fatto che “costituiva violazione degli obblighi”. Si appella pertanto al “presidente del Tribunale di sorveglianza, dott. Esposito” affinché ” decida di interessarsi della vicenda”.