QUALIANO – Settantatrè capi di imputazione contestati, dei quali tre volte l’associazione per delinquere, 14 reati di armi, 44 estorsioni e 4 ricettazioni. Sono i numeri dell’operazione che ha sgominato il clan D’Alterio-Pianese di Qualiano,

citta’ dell’area nord della provincia di Napoli, con 66 arresti. Un clan che fatturava milioni di euro al mese e che era pronto a tutto pur di controllare il territorio in modo militare e capillare. Al vertice della cosca Raffaella D’Alterio, figlia di boss e moglie di boss, che dopo l’arresto del padre e la morte del marito diventato reggente, ha gestito il clan, decidendo anche spedizioni punitive contro gli avversari.

 

Una personalita’ forte la sua, cosi’ come quella delle altre otto donne fermate nella notte, tra cui le figlie di Raffaella. Tutto girava intorno a loro, potevano decidere chi doveva vivere e chi doveva morire, e sceglievano con chi e quando fare affari. Nelle oltre mille pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emergono anche i ruoli e le caratteristiche delle “donne del clan”, spietate e capaci di decidere con fermezza efferati delitti. Tra le intercettazioni raccolte nell’ordinanza, anche alcune in carcere, dove le donne della ‘famiglia’ De Rosa incitavano il boss nel colpire con forza attraverso attentati e atti dimostrativi le donne a capo della cosca rivale, quella dei D’Alterio-Pianese. A portare a termine gli arresti sono stati i militari del reparto territoriale di Castello Territoriale e della compagnia di Giugliano, coordinanti dai magistrati della Dda della Procura di Napoli. Una mole di intercettazioni telefoniche e ambientali e il racconto dei collaboratori di giustizia hanno fornito gli elemetni per gli arresti e hanno anche fatto luce su una serie di fatti di sangue.

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