Otto persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, lesioni personali e incendio aggravati dal metodo mafioso sono state arrestate dai Carabinieri in un un’operazione scattata all’alba nel Napoletano.
Tra gli arrestati vi sono elementi di spicco del clan camorristico dei ‘Crimaldi’ operante ad Acerra (Napoli). Nel corso delle indagini i militari hanno ricostruito attività estorsive ai danni di imprese edili.
Andavano dai 1000 ai 5 mila euro, oltre alla percentuale sull’appalto, le richieste estorsive avanzate ad imprenditori edili che operavano ad Acerra (Napoli), dal neonato clan camorristico che – secondo gli inquirenti – avrebbe voluto creare un vero e proprio monopolio criminale per la gestione di intere attività imprenditoriali, tra cui le trivellazioni e la fornitura di calcestruzzo.
A capeggiare il clan, secondo quanto emerso dalle indagini, vi sarebbero stati due persone di Acerra, Domenico Basile, e Gaetano De Rosa, entrambi di 42 anni, ai quali spettava il compito di pianificare ed individuare le scelte strategiche e le azioni da realizzare, oltre a decidere le alleanze da stringere con altri clan camorristici. Ai due sarebbe anche spettato il compito di decidere le richieste da avanzare alle vittime delle estorsioni, e la distribuzione dei profitti agli affiliati, che non sono stati ancora tutti identificati. Ad affiancarli c’ erano altri tre cittadini di Acerra: Donato Tanzillo, 44 anni, Giacomo Doni, 30, e Alfonso Piscitelli, 47, che avrebbero collaborato con i vertici camorristici in particolare per la pianificazione e realizzazione delle azioni armate e intimidatorie nei confronti di imprenditori e, in generale, delle vittime della pressione estorsiva. I cinque, sono accusati, insieme ai tre imprenditori arrestati oggi, di aver chiesto ad alcuni imprenditori di versare loro tra i 1000 ed i 2 mila euro per le opere già realizzate, mentre non era ancora stata quantificata la tangente da versare per quelle ancora non ultimate. In un’altra occasione, ad altro imprenditore, era stata chiesta una tangente di 5mila euro. Gli imprenditori vittime dell’estorsione, inoltre, avrebbero dovuto ricorrere a ditte vicine al clan per i lavori di trivellazione (quella dei fratelli Basile) e per la fornitura di calcestruzzi. Ad avvicinarli ed a comunicare la richiesta estorsiva, sarebbero stati, in un primo momento, i due imprenditori edili coinvolti nell’inchiesta.