La criminalità organizzata campana è “pulviscolare”, estremamente “conflittuale”, “spregiudicata” – come dimostrano le cosiddette “stese” (dimostrazione di forza con raid a colpi d’arma da fuoco che hanno anche provocato vittime innocenti) – e sempre più spesso composta e guidata da giovanissimi: è quanto emerge dal rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia che fotografa la situazione nel periodo che va dal gennaio a giugno 2016. Per prosperare sfrutta la povertà, l’emarginazione, l’assenza di nuclei familiari “coesi da una integrità di valori” e gli altissimi tassi di evasione scolastica. Le aree dove la densità mafiosa è più alta rimangono Caserta e Napoli: la maggior parte degli omicidi, nel primo semestre dello scorso anno, si sono verificati proprio nella zona del centro del capoluogo campano, nell’area settentrionale e orientale e anche in alcuni comuni a ridosso di Napoli, a causa della convivenza forzata. Nella relazione viene anche ricordato l’attentato a colpi di kalashnikov contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano, a Napoli, ordinato da Umberto Accurso in risposta a un decreto di allontanamento dei suoi due figli dalla moglie eseguito proprio dai militari. Evidenziato anche il ruolo delle donne – in particolare nel clan D’Amico di Napoli e Giuliano in provincia, tra Poggiomarino e Striano – che orientano e pianificano sotto il profilo militare ed economico le organizzazioni criminali a cui appartengono. Rilevante anche la presenza di clan più strutturati dediti ad attività “più di alto profilo”, come il riciclaggio e il reimpiego di capitali nella ristorazione, il commercio dei capi di abbigliamento e l’acquisizione di commesse pubbliche sfruttando la collaborazione con persone inserite negli ambienti istituzionali e imprenditoriali. É il caso del clan dei Casalesi concentrato nell’aggiudicazione di appalti garantendo, come contropartita, la difesa dalle richieste estorsive e lo snellimento degli iter intervenendo direttamente su funzionari e amministratori locali. Principale fonte di finanziamento dei clan rimane il traffico di stupefacenti che vede la camorra sempre più impegnata a intensificare la cooperazione con le altre mafie, soprattutto la ‘ndrangheta, e a consolidare i rapporti con narcotrafficanti stranieri (Spagna, Olanda, Turchia, Ecuador, Colombia e Venezuela). Le organizzazioni campane stanno spostando le proprie mire anche nel settore agroalimentare dove i clan più attivi risultano essere quello dei Lo Russo e Moccia.