Continua il calvario della comunità Rom di Giugliano che da circa un anno e mezzo è stata collocata in un campo a ridosso dell’ex discarica resit, all’interno della cosiddetta Area Vasta di Giugliano, nota per le dichiarazioni del pentito Vassallo riguardo lo sversamento illecito dei rifiuti. Ora la comunità ha ricevuto un’ordinanza di sgombero dalla stessa amministrazione che aveva autorizzato l’apertura del campo.

Si parla di una comunità che, al di la degli stereotipi, di nomade non ha proprio niente.  Di fatti, la stessa, ha occupato per circa trent’anni, senza alcuno spostamento, un suolo poco distante da dove oggi si trova.

Sgomberata per motivi sanitario-ambientali, sbattuta praticamente per strada, ha passato un bel po’ di mesi a girovagare ai margini della provinciale che porta al grande complesso commerciale dell’Auchan di Giugliano. Proteste accese della popolazione e addirittura l’apertura di una pagina Facebook intitolata “cacciamo i rom da Giugliano ” poi chiusa su provvedimento della magistratura, hanno contribuito in maniera decisiva ad una svolta.

Svolta che, tuttavia, si è rivelata addirittura peggiore della precedente condizione. Infatti il nuovo campo, autorizzato dal comune di  Giugliano con parere favorevole dell’Asl, è stato allestito a ridosso dell’ex discarica Resit, all’interno della cosiddetta Area Vasta di Giugliano, tristemente nota per essere una delle zone probabilmente più inquinate di Italia a causa dello sversamento illecito e non di rifuti.

La suddetta zona, nel corso degli ultimi anni, è stata oggetto di ripetute indagini che hanno portato all’accertamento dell’inquinamento della falda acquifera con il superamento della soglia limite di diverse sostenze come fluoruro, ferro, manganese, arsenico, solo per citarne alcune, nonchè dell’influenza di tale inquinamento anche sulla vegetazione immediatamente circostante le discariche.

Non sono mancati  alla comunità Rom casi di infezioni cutanee collettive nonché qualche ricovero legato a problemi respiratori, il tutto verosimilmente legato all’insistenza del campo all’interno di una zona devastata e dal fatto di essere giornalmente sottoposti all’inalazione di biogas proveniente dalle discariche circostanti.

Insomma , dalla padella alla brace. E non è finita.

Il 7 agosto una nuova ordinanza di sgombero è stata notificata alla comunità: questa volta la  decisione sarebbe stata presa su richiesta dell’Asl “a salvaguardia della salute dei residenti e per evitare il diffondersi di malattie infettive e contagiose”. Le motivazioni riguarderebbero la degenerazione delle condizioni dell’area che l’Asl addebita anche alle persone ivi presenti. Insomma, dopo aver autorizzato la creazione di un campo al’interno di una zona risaputamente contaminata e comunque al confine con una discarica si tenta di ricondurre la carenza di condizioni igienico-sanitarie adeguate allo stile di vita di chi è stato costretto in quelle condizioni. Come se non bastasse le autorità competenti con l’ordinanza di sgombero non hanno previsto una nuova collocazione per la comunità che, va ricordato, conta circa 200 minori.

Luca Leva

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