NAPOLI – Una stanza di 9 metri quadri e 14 centimetri. La libertà è fuori, separata da una pesante porta blindata e da una finestra ostruita dall’ennesima brandina sistemata alla meglio. All’interno ci vivono in 7. O meglio ci sopravvivono dato che anche la legge prevederebbe 1 o al massimo 2 detenuti per cella. E’ questa la situazione nel carcere di Poggioreale di Napoli che nei giorni scorsi ha ricevuto la visita di una delegazione dell’Unione delle Camere penali italiane che sta girando tutti gli istituti di pena d’Italia.
“Un’esperienza tremenda – dice il presidente della Camera penale di Napoli, Domenico Ciruzzi – E’ una pattumiera sociale, una situazione intollerabile per un paese civile, il fallimento totale della nostra politica”. Il primo problema principale resta sempre quello del sovraffollamento. A norma di legge Poggioreale ha una capienza massima di 1420 detenuti, dati comunque falsati perché, come avviene in tutte le carceri, almeno 2 padiglioni a rotazione sono chiusi per manutenzione. Ma qualora anche rispondessero alla reale capienza del carcere, la differenza con l’attuale popolazione di detenuti sarebbe comunque intollerabile: sono a oggi 2694, 1280 in più rispetto a quelli consentiti. I condannati in via definitiva sono 922, quelli in attesa di ricorso in Cassazione sono 244, 545 quelli che aspettano l’appello 971 giudicati in primo grado, 4 gli estradanti e 2 gli internati. “Numeri che per esempio – dice Ciruzzi – dovrebbero anche far ripensare l’utilizzo della custodia preventiva”. Altro problema il poco spazio, in rapporto alla popolazione carceraria, per l’ora d’aria. L’uscita è permessa solo ogni 22 ore e dati gli spazi affollati in molti rinunciano anche a questa possibilità. E poi il taglio ai fondi per la manutenzione, passati dai 110mila euro dell’anno scorso ai 55mila per il 2012, le attività di lavoro, svago e per il reinserimento sociale dei detenuti ormai ridotte al lumicino. Scarso anche il personale, poco più di 700 unità, in particolare quello sanitario, 30 infermieri per tutto il carcere e 1 medico per ogni reparto composto da 400 persone, e gli educatori in totale 18. Infine il dramma dei suicidi: in Italia si muore di carcere, i decessi al 26 ottobre scorso sono 135. Di questi 51 sono suicidi, almeno 1 ogni 5 giorni. “Tutto ciò è in contrasto con la logica della rieducazione – dice Ciruzzi – Servono un’immediata amnistia, ma questo può essere solo una soluzione tampone. Bisogna pensare a politiche strutturali, a un modello alternativo di detenzione e reinserimento sociale”. “Spesso il sovraffollamento è tale che i detenuti non sono neanche controllati – dice il responsabile dell’Osservatorio carcere dell’Unione camere penali italiane, Alessandro De Federicis – è a rischio la salute della popolazione carceraria e del personale”.