Si è tolto la vita impiccandosi nella casa dove viveva. Protagonista un poliziotto penitenziario ultracinquantenne, in servizio nel carcere di Poggioreale, sposato e con due figli. A darne la notizia è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE che ricorda come appena ieri “si era ucciso un altro poliziotto penitenziario, originario di S. Maria Capua Vetere e in servizio nella Casa di Reclusione di Massa”.

“Sono davvero sgomento ­ aggiunge Capece ­ Certo è che è luogo comune pensare che lo stress lavorativo sia appannaggio solamente delle persone fragili e indifese, mentre il fenomeno colpisce inevitabilmente anche quelle categorie di lavoratori che almeno nell’immaginario collettivo ne sarebbero esenti, ci riferiamo in modo particolare alle cosiddette “professioni di aiuto”, dove gli operatori sono costantemente esposti a situazioni stressogene”. “L’Amministrazione Penitenziaria non può continuare a tergiversare su questa drammatica realtà ­ conclude Capece ­ Non si può pensare di lavarsi la coscienza istituendo un numero di telefono che può essere contattato da chi si viene a trovare in una situazione personale di particolare disagio. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. E’ necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”.

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