Risiedono da anni a Verona, ma sono originarie di Castellammare due delle dodici persone arrestate per la rapina al Museo Civico di Castelvecchio il 19 novembre scorso. Quella sera tre banditi armati trafugarono ben diciassette preziose opere d’arte le cui ricerche sono tuttora in atto. Sette arresti sono stati compiuti in Italia e cinque in Moldavia per quello che è stato definito il “colpo del secolo” per l’enorme valore dei dipinti trafugati (tra gli altri, Tintoretto e Rubens). Tra i fermati ci sono gli stabiesi Francesco Silvestri, la guardia giurata che era in servizio al museo la sera della rapina, considerato il basista della banda, e suo fratello gemello Pasquale Ricciardi Silvestri. In manette anche la compagna di quest’ultimo, Svetlana Pkachuck, ritenuta l’anello di congiunzione con la banda moldava. Come riportato dal “Corriere del Veneto”, Pasquale, di 41 anni, ha iniziato dopo l’arresto a collaborare con gli investigatori insieme alla moglie. Silvestri dal carcere di Montorio ha scritto anche una lettera alla città nella quale chiede “umilmente perdono a Verona, all’Italia, a tutto il mondo”. La tesi del 41enne è che non avrebbe avuto nessuna responsabilità diretta nell’organizzazione né nell’effettuazione della rapina al museo. L’uomo ammette, però, di aver sbagliato a non denunciare subito i moldavi che lo avrebbero avvicinato chiedendo “aiuto per effettuare dei furti in Italia, mostrandomi anche alcuni quadri di Castelvecchio. Io li avevo allontanati da quell’idea per l’assurdità del furto, e perché non potevo aiutarli in alcun modo. Loro avrebbero voluto delle chiavi per entrare di notte nel museo. Provo tanta vergogna per quello che ho fatto e sono molto pentito, a sentire che mi avrebbero dato dei soldi sono caduto nella tentazione. Il dolore più forte che sento nel cuore è di non aver avvisato subito le forze dell’ordine, sono molto pentito di quello che ho fatto e spero che un giorno mi perdonerete. Spero che i quadri vengano recuperati e che tornino al loro posto”. All’indomani della rapina si era parlato di un colpo milionario messo a segno da tre banditi che avevano immobilizzato la guardia giurata e portato via opere d’arte del valore stimato di oltre quindici milioni di euro. Dalle indagini, però, è emerso che proprio il vigilante sarebbe il basista della banda italo-moldava.