Episodio inquietante nel napoletano. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre a Castellammare di Stabia (considerato roccaforte del clan D’Alessandro, decapitato di recente con l’arresto dei reggenti) è apparsa la scritta: “Così devono morire i pentiti, abbruciati” su uno striscione accanto a un falò, dove è stato bruciato anche un manichino. A mezzanotte è stato dato fuoco alla catasta di legna, al fantoccio e allo striscione. Il macabro “spettacolo” è stato applaudito da una piccola folla di persone. “Immagine terribile”. E’ indignato il sindaco di Castellammare di Stabia, Gaetano Cimmino, per il violento messaggio che la camorra ha inviato ai “pentiti” minacciati di morte su uno striscione bruciato insieme a un manichino in cima a un grande falò. “Rispettare le tradizioni non significa inneggiare alla violenza e alla criminalità organizzata. Tutto ciò è intollerabile – scrive in una nota – Pochi imbecilli non possono certo rovinare l’immagine di una festa di tutta la città. Quella del manichino non è Castellammare, quella dei falò illegali non è Stabia”. ”L’immagine del manichino sulla catasta è terribile ed il suo significato mette i brividi. Rabbrividisco e inorridisco non solo davanti agli autori di quel gesto frutto di una mentalità retrograda, vile, ignorante, da annientare con ogni mezzo a nostra disposizione, ma soprattutto davanti a quei cittadini che sono rimasti immobili Sono certo che quanto prima gli artefici di quella idiozia verranno identificati. È ora di dire basta”, avverte.

Pasquale Ragozzino

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