Annullata con rinvio, dalla Cassazione, la sanzione disciplinare della censura emessa a carico del Procuratore capo di Nola Paolo Mancuso ‘accusato’ di aver cercato di farsi raccomandare da Maurizio Gasparri del Pdl, tramite gli ex ufficiali dei carabinieri Giuseppe De Donno e Mario Mori, per ottenere il voto del consigliere laico di centrodestra del Csm Annibale Marini ed essere nominato a Capo della Procura di Napoli, un incarico che nel 2012 si giocava sul filo di lana tra lui e il ‘rivale’ Giovanni Colangelo, poi prescelto. Ad avviso della Cassazione, che ha accolto il ricorso di Mancuso, ci sono state irregolarità dovute alla composizione del collegio della sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli che nel dicembre 2013 ha pronunciato la censura. In particolare, la sezione disciplinare – scrive la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, n.19892 depositata oggi – è arrivata “alla deliberazione con un collegio composto in modo difforme rispetto a quello che aveva condotto il dibattimento, in evidente violazione dell’art. 525, comma 2, cod. proc. pena, il quale dispone che ‘alla deliberazione concorrono, a pena di nullità assoluta, gli stessi giudici che hanno partecipato al dibattimento”. In pratica, nel ‘processo’ a Mancuso – rilevano i supremi giudici- “il procedimento è stato deciso da un collegio diverso da quello dinnanzi al quale si è svolta la trattazione e l’assunzione della prova testimoniale ammessa”, quella di Mori. Secondo gli ‘ermellini’, “non vi è dubbio che alla fase deliberativa delle decisioni della Sezione disciplinare del Csm debbano applicarsi le disposizioni del codice di procedura penale” a seguito della riforma della giustizia del 2006. Adesso questa vicenda torna al Csm dove la sezione disciplinare, quando saranno completate le nomine dei laici da parte del Parlamento, dovrà tornare ad occuparsi di questo caso. Mancuso, inoltre, ha fatto presente che “nessun intervento sull’onorevole Gasparri è stato posto in essere dal generale Mori e che, quindi, nessun intervento è stato poi effettuato sul consigliere Marini per ‘raccomandargli’ la sua posizione”. “Del resto tutta la vicenda oggetto di contestazione – ha aggiunto il magistrato – si era svolta in un ristrettissimo lasso di tempo e si era chiusa”, per sua stessa “iniziativa”, con un sms “in cui chiaramente indicava la propria volontà di desistere dalla sollecitazione della ipotizzata raccomandazione”. I messaggini tra Mancuso e De Donno vennero intercettati dalla Procura di Palermo che li trasmise al Csm proprio alla vigilia della votazione per la ‘poltrona’ della Procura napoletana.(