“Cutolo parli. Dica quello che sa e sarà valutato. Dopo 21 anni può aiutarci a ricostruire la vicenda della liberazione di Ciro Cirillo e una lunga stagione di camorra. È chiaro che è difficile immaginare di togliere il 41bis a un detenuto che, a parte la breve parentesi del ’94, non ha mai collaborato”. Lo afferma, in un’intervista a Repubblica, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, intervenendo sul caso delle dichiarazioni di Raffaele Cutolo – ‘Io, sepolto vivo in una cella, se parlo crolla lo Stato’ – rilasciate la settimana scorsa dall’ex capo della Nuova camorra organizzata allo stesso quotidiano. “Cutolo nel ’94 aveva iniziato a parlare. Io e il collega Francesco Greco lo avevamo convinto a collaborare. Ma dopo averci raccontato le prime cose sulla faida di camorra degli anni ’80, proprio quando stavamo avviando un potente servizio di protezione per toglierlo dal circuito carcerario tradizionale, e proteggere la sua famiglia, tornò sui suoi passi”, racconta Roberti. ”Spiegò la sua scelta riferendoci che in famiglia avevano già avuto troppi morti, e che dunque moglie e sorella lo avevano dissuaso”. Sulla detenzione, “la decisione di mantenere o revocare il 41 bis spetta al ministero della Giustizia. Sul caso specifico – spiega Roberti – posso dire che lo Stato ritiene che il carisma di Cutolo sia ancora intatto. E che, se non sottoposto al 41bis, l’ex boss della camorra potrebbe riorganizzare dal carcere un gruppo criminale”.


 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui