Il “disastroso tentativo di smaltimento dei rifiuti in Campania” non è stato conseguenza “né di illecite condotte degli imputati, né di idoneità tecnica né di una disorganizzazione nella gestione degli impianti”.

Lo scrivono i giudici della V sezione del Tribunale di Napoli che lo scorso 4 novembre hanno assolto con formula ampia tutti gli imputati nel processo sui presunti illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti, tra cui l’ex governatore Antonio Bassolino. Le motivazioni della sentenza sono state depositate in cancelleria nei giorni scorsi. “Ciò che non funzionava – scrivono ancora i giudici – non erano gli impianti, ma il fatto che il ciclo dei rifiuti, come era stato organicamente ed efficacemente ideato, non era stato compiutamente posto in essere, essendo monco sia della fase iniziale, la raccolta differenziata, sia specialmente in quella finale, non essendo stati realizzati i termovalorizzatori ad Acerra e Santa Maria la Fossa”. Agli imputati erano contestati, a vario titolo, i reati di frode in pubbliche forniture, truffa, traffico illecito di rifuti, abuso e falso. Nelle motivazioni della sentenza i giudici (presidente Maria Adele Scaramella, a latere Giuseppe Sassone e Antonia Napolitano Tafuri, tutti e tre estensori) si soffermano in particolare sull’accusa di truffa, contestata anche a Bassolino. “L’istruttoria – si legge – smentiva che la Presidenza del Consiglio dei ministri ed in genere l’apparato politico – amministrativo centrale ignorasse la situazione dei rifiuti in Campania e che fosse per tale ragione indotta ad adottare provvedimenti a vantaggio dell’affidataria (l’associazione temporanea di imprese che gestiva gli impianti, ndr) e a mantenere in vita i contratti di appalto”. In particolare, viene definita “illuminante” la testimonianza di Gianni Letta, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il quale nell’udienza del 3 dicembre 2012 ha riferito che “la collaborazione tra Governo e Regione era stata massima”

 

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