Lo hanno trovato impiccato nell’appartamento nella periferia di Viterbo in cui viveva da alcuni anni, stipendiato dallo Stato come ex collaboratore di giustizia. Ma la procura della Repubblica di Viterbo non crede, o nutre forti dubbi, che Martino Galasso, 53 anni, fratello di Pasquale, super boss della camorra di Poggiomarino (Napoli), si sia suicidato. Ha quindi aperto un’inchiesta per far luce sulla sua morte e ha delegato le indagini alla Squadra Mobile, diretta da Fabio Zampaglione. Il ritrovamento del cadavere di Galasso e’ avvenuto giovedi’ scorso (la notizia era stata anticipata da Il Mattino di Napoli senza indicare il luogo), ma e’ stata ufficializzata solo oggi dalle forze dell’ordine. Fin dal primo sopralluogo nell’appartamento di via Pergolesi, gli investigatori hanno individuato delle ”anomalie”: la ringhiera della scalinata che porta al piano superiore della casa, alla quale era assicuratala corda, non avrebbe potuto reggere allo strattone causato dal corpo in caduta dall’alto verso il basso; non convince nemmeno il cappio che la vittima aveva intorno al collo, realizzato in modo sommario e sbrigativo, quindi a rischio di sciogliersi prima di strangolare Galasso. Il pubblico ministero incaricato dell’inchiesta, Stefano D’Arma, ha disposto l’autopsia sul corpo dell’ex collaboratore di giustizia, dalla quale attende le prime risposte sulle cause della morte. I poliziotti, nel frattempo, stanno tentando di ricostruire i movimenti della vittima e di individuare le persone con cui e’ stato in contatto negli ultimi giorni. Martino Galasso, quando fu arrestato, era considerato un killer spietato, esecutore degli ordini del fratello maggiore Pasquale. Poi divento’ un collaboratore di giustizia. Come molti altri pentiti, fu trasferito a Viterbo sotto falsa generalita’, dove ha deciso di rimanere anche alla fine delle protezione. Viveva con lo ”stipendio” che gli veniva assicurato dallo Stato. Secondo quanto si e’ appreso aveva pochi amici, tra i quali colui che lo ha trovato impiccato. Galasso aveva gia’ tentato il suicidio mentre era in carcere perche’ qualcuno, per dimostrare di non essere un infame, gli chiese di uccidere il fratello Pasquale. Allora fu salvato dagli agenti di polizia penitenziaria. Il suo corpo, ancora a disposizione dell’autorita’ giudiziaria e si trova nell’obitorio di Viterbo. Al termine degli accertamenti disposti dalla procura della Repubblica sara’ restituito alla famiglia.