Il Vesuvio ha sei bocche sepolte in fondo al mare: si trovano nel Golfo di Napoli a meno di 3 chilometri dalla costa, nel tratto compreso tra Torre Annunziata ed Ercolano, e hanno un diametro di circa 800 metri. Alcune si sono aperte 19.000 anni fa, altre in tempi un po’ più recenti e sono sepolte sotto il fondale marino, a una profondità compresa tra 5 e 20 metri. Le strutture, descritte sulla rivista Geophysical Reserch Letters, sono state scoperte dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in collaborazione con l’università di Federico II di Napoli e Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). La scoperta non aggiunge pericolosità a questo vulcano, il cui rischio maggiore, ha detto uno degli autori, Guido Ventura dell’Ingv, resta collegato alla bocca principale, quella del cono del Vesuvio. ”Se queste bocche si riattivassero – ha osservato – le eruzioni avrebbero energia bassa e creerebbero problemi soprattutto alla navigazione”. Individuare le sei bocche sottomarine del Vesuvio è stato possibile grazie alla campagna oceanografica SAFE2014, condotta con la nave ‘Urania’ del Cnr e utilizzando due tecniche diverse. La prima, ha spiegato Ventura, si chiama prospezione sismica, e consiste nello sparare aria compressa verso il fondale marino. Il segnale di ritorno contiene le informazioni sul fondale e permette di ottenerne la mappa. L’altra tecnica, invece, è basata sulle misure dell’intensità del campo magnetico terrestre e ha rivelato le bocche perché le rocce vulcaniche sono più magnetiche rispetto ai sedimenti del fondale. Queste informazioni hanno permesso di ottenere una mappa dettagliatissima del fondale che permesso di individuare le sei strutture vulcaniche nascoste che hanno la forma di cupole di lava (duomi) e coni. Le bocche sepolte sotto il fondale, ha osservato Ventura, emettono anidride carbonica, come le fumarole di Campi Flegrei e del cratere del Vesuvio ”cosa abbastanza comune in aree geotermali e vulcaniche come quella napoletana”.

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