NAPOLI – Respinge le accuse di riciclaggio e ammette solo di aver evaso le tasse. E racconta di aver versato 20mila euro al mese a Fabio Cannavaro quando l’ex capitano della Nazionale era suo socio in uno dei suoi ristoranti napoletani. L’imprenditore Marco Iorio, uno dei principali imputati al processo su ristorazione e riciclaggio in corso a Napoli, ha fatto oggi in aula una lunga deposizione spontanea. “Non ho mai utilizzato il milione e mezzo di euro che il pentito Lo Russo dice di avermi dato.

Quell’uomo è fuori di testa”, ha detto deponendo davanti ai giudici della settima sezione del Tribunale (presidente Rosa Romano) al processo giunto ormai alle battute finali. “A causa dell’inchiesta – ha detto Iorio, che è difeso dall’avvocato Sergio Cola – ho perso tutto quello che io e i miei familiari avevamo costruito in anni di lavoro. L’unica colpa che ho è quella di avere lavorato in nero: se avessi pagato le tasse mi sarei risparmiato molte sofferenze”. Secondo l’imprenditore venivano retribuiti in nero anche i suoi soci, tra cui l’ex capitano della nazionale di calcio Fabio Cannavaro (“Ha detto che guadagnava mille euro al mese. Non è vero, ne guadagnava ventimila, tutti in nero”). Marco Iorio ha anche fornito la sua ricostruzione dei rapporti personali e d’affari con Bruno Potenza, a sua volta imputato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, e il suo legame di amicizia con Vittorio Pisani, ex capo della squadra mobile accusato di favoreggiamento, rivelazione di segreto, falso e abuso d’ufficio: “Da imprenditore scaltro ho pubblicizzato le mie frequentazioni con Pisani. Quando cominciò a spargersi la voce che lui frequentava il Regina Margherita, tante brutte facce che prima avevo visto nel locale scomparvero”.

 

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