Negli ultimi venti anni in Campania sono stati cancellati dal cemento circa 29 chilometri di litorale. A lanciare l’allarme è Legambiente che sottolinea come dall’istituzione della legge Galasso, si siano verificati ”l’espansione degli agglomerati urbani, la costruzione di complessi turistici, case singole, porti e infrastrutture”.

Secondo i numeri forniti dall’associazione, su 360 chilometri di costa, da Sapri a Baia Domizia, il 50 per cento, pari a 181 chilometri, è urbanizzato. “Ciò che è avvenuto ­ denuncia Legambiente ­ negli ultimi decenni tra Agropoli e Salerno e tra Varcaturo e Baia Domitia, ha provocato danni irreparabili su un paesaggio costiero di immenso valore e ­ prosegue ­ sono ancora tanti i tratti di costa di pregio a rischio e che andrebbero tutelati”. Tra questi, l’associazione cita tratti costieri tra Caprioli e Marina di Ascea, tra Marina di Casal Velino e Acciaroli, tra Agropoli e Torre Piacentina, Lago di Patria e la Riserva Naturale di Castelvolturno. Cementificazione legale a cui si aggiunge in Campania il fenomeno dell’abusivismo che ­ secondo quanto riportato ­ negli ultimi dieci anni ha prodotto la costruzione di circa 60mila abitazioni. Legambiente chiede che il tema del consumo del suolo sia posto “al centro del dibattito politico” della nuova Regione Campania ed evidenzia la necessità di “aprire cantieri di riqualificazione ambientale e culturale delle aree costiere” con lo scopo di “fare di questi territori il cuore dell’idea di sviluppo” della Campania del futuro. “E’ necessario partire ­ spiega Anna Savarese, vice presidente Legambiente Campania ­ dalla rigenerazione energetica del patrimonio edilizio che lungo le coste è spesso vecchio e inadeguato, dalla valorizzazione delle potenzialità turistiche e dallo sviluppo di una moderna mobilità sostenibile per l’accesso al patrimonio di spiagge, pinete e altre attrazioni naturalistiche e culturali”. Secondo Savarese “non c’è più tempo da perdere e auspichiamo che in tempi brevi la Campania segua l’esempio della Toscana che, approvando una legge regionale sul consumo del suolo, ha mostrato di voler investire su un futuro basato sul corretto governo del territorio, sulla biodiversità e sugli ambiti naturali e rurali, riconoscendo il suolo agricolo e le aree naturali beni comuni che vanno tutelati e preservati nelle funzioni produttive ed ecologiche”. Legambiente, con l’INU Campania, con il Dipartimento di Architettura (DIARC) dell’Università Federico II di Napoli e in stretta sinergia con CRCS, ha promosso la nascita del primo Osservatorio sul consumo di suolo in Campania, un luogo di monitoraggio, di denuncia ma “soprattutto di proposta” per affiancare le istituzioni nello scrivere regole atte a contrastare la perdita e il degrado di suoli liberi e la loro trasformazione in superfici urbanizzate. Legambiente, inoltre, punta il dito contro la Legge Madia che “deve essere cambiata e ­ spiega il vice presidente Legambiente Edoardo Zanchini ­ deve prevedere il silenzio/assenso solo per le Regioni nelle quali sono in vigore piani paesaggistici perché, in queste realtà, è chiaro cosa si può realizzare e cosa no. E’ urgente ­ aggiunge ­ fissare, attraverso meccanismi di sanzione e premialità, un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere ancora libere per una distanza di almeno un chilometro dal mare nelle Regioni senza piani paesaggistici”.

 

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