“Sono quattro mesi che vivo da appestato. Gli sviluppi dell’inchiesta dimostrano che non ero pazzo e che ho agito per il bene del calcio”. Lo dice a Repubblica Pino Iodice, che ha rassegnato le dimissioni da direttore generale dell’Ischia, secondo il quale l’inchiesta che ha coinvolto Claudio Lotito “è solo l’inizio” di “uno scandalo più grande”. “Non mi sorprenderei se emergessero altre responsabilità – sottolinea -. Quando ho deciso di rendere pubblica la telefonata mi hanno accusato di cercare pubblicità, io invece ho agito perché amo il calcio e non voglio che sia inquinato dalla logica del compromesso, della prepotenza, degli amici di merende. Se fossi sottostato a certi giochi avrei avuto sbocchi professionali migliori. In questi mesi molte persone dell’ambiente mi hanno trattato da appestato: tutti a giudicare la forma e non i contenuti”. “La Lega di A incassa un miliardo di euro dalla vendita dei diritti televisivi, una percentuale di questa somma viene riversata sulla B, sulla Lega Pro e sui Dilettanti – spiega -. Ma in A ogni squadra a inizio stagione conosce, con un’approssimazione minima, la cifra su cui potrà contare nel corso del campionato. In Lega Pro no”. “A dicembre l’assemblea di Lega Pro ha bocciato il bilancio. In vista della nuova assemblea di febbraio, Lotito ha parlato con tante società, non solo con me e con l’Ischia, ha fatto pressioni perché aderissero a un documento a sostegno di Macalli e della governance che era stata decisiva nell’elezione di Tavecchio. E ha fatto capire che in caso contrario avremmo avuto problemi a ricevere i contributi dovuti. Minacce che poi non hanno avuto seguito perché proprio nei giorni successivi la Lega Pro ha fatto affluire i soldi che ci spettavano”