I contributi erogati nell’ultimo biennio alle società della Lega pro. E’ una parte della documentazione sequestrata dalla Digos nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato per tentativo di estorsione il presidente della Lazio Claudio Lotito. Quelle carte sono ora al vaglio dei magistrati della procura di Napoli che intendono accertare se Lotito abbia fatto pressioni sui dirigenti di diverse società, utilizzando come argomento di persuasione proprio i contributi della Lega, perché votassero secondo le sue indicazioni nell’assemblea chiamata ad approvare il bilancio. Un voto contrario dal punto di vista di Lotito – è la spiegazione degli inquirenti – avrebbe provocato un indebolimento della posizione del presidente della Lega Pro Mario Macalli e, di conseguenza, del presidente federale Carlo Tavecchio, entrambi appoggiati dal patron di Lazio e Salernitana. In altre parole, una perdita di potere nell’ambito di Lega e Figc: per tale motivo Lotito – secondo i pm – avrebbe minacciato o blandito dirigenti di società utilizzando la questione dei finanziamenti, in considerazione del fatto che la mancata corresponsione, o un lungo ritardo, avrebbe determinato seri problemi nella gestione finanziaria delle società delle serie minori. L’inchiesta fu avviata nel febbraio scorso dalla procura di Napoli in seguito alla diffusione alla stampa, da parte del dg dell’Ischia Calcio Pino Iodice, della registrazione di una conversazione telefonica con Lotito. Secondo indiscrezioni gli inquirenti avrebbero verificato che dopo la pubblicazione della telefonata, vennero sbloccati i contributi per alcune società: una circostanza che, dal punto di vista dei pm, potrebbe rappresentare un riscontro all’ipotesi accusatoria relativa alla gestione dei finanziamenti. I pm titolari dell’inchiesta – Vincenzo D’Onofrio, Stefano Capuano, Vincenzo Ranieri e Danilo De Simone, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli – stanno esaminando le carte sequestrate nel corso delle perquisizioni nelle sedi di Federazione e Lega e nell’abitazione romana di Lotito. Mentre gli investigatori della Digos stanno lavorando su 20 computer sequestrati nei vari uffici. Ieri i sostituti D’Onofrio e Capuano hanno ascoltato nella sede della Federazione in qualità di persona informata dei fatti, un consulente della Figc e il segretario Antonio Di Sebastiano. I magistrati durante l’ispezione avrebbe riscontrato che in Figc Lotito avrebbe avuto la disponibilità di utilizzare l’ufficio di Maurizio Beretta, presidente della Lega di Serie A e vicepresidente vicario della Figc. E’ Beretta, rilevano gli inquirenti, a decidere sui finanziamenti e per tale motivo focalizzare i suoi rapporti con Lotito rappresenta un passaggio importante dell’inchiesta. Nel capo di imputazione contenuto nel decreto di perquisizione i magistrati scrivono infatti che le presunte minacce di Lotito sono consistite ”nell’alludere e/o rappresentare di essere in condizione di influenzare gli organi competenti alla corresponsione dei contributi, imponendo a costoro di non corrisponderli alle società che si sarebbero opposte alle sue richieste o, comunque, di corrisponderli in tempi non compatibili ad evitare per le società interessate un rischio di crisi economica”. Un altro punto finito sotto la lente delle indagini è l’uso della cosiddetta ”clausola di salvaguardia”, ovvero l’autorizzazione come condizione necessaria da parte della Federazione perché un suo tesserato possa ricorrere alla giustizia ordinaria contro un altro tesserato. Una autorizzazione che è stata concessa a Lotito per denunciare il dg dell’Ischia Pino Iodice dopo la pubblicazione della telefonata. I tempi e le modalità di tale autorizzazione sono oggetto di indagini dei magistrati della procura, secondo i quali a molti tesserati viene il più delle volte negata o viene concessa in tempi più lunghi. Una circostanza che, ad avviso dei magistrati, confermerebbe il potere di Lotito nell’ambito di Federazione e Lega. Il legale di Lotito, avvocato Gian Michele Gentile, ha intanto annunciato che prenderà presto contatti coi pm. ”Ma per essere ascoltati – ha precisato – vogliamo sapere da cosa ci dobbiamo difendere”. “Il presidente è stato ascoltato la scorsa settimana dal procuratore Palazzi – ha aggiunto -. la Lazio non rischia”.