Un terzo degli interventi di chirurgia estetica sono fatti per riparare a errori e complicanze derivanti da interventi precedenti. E’ questo lo snodo centrale di ‘Re-operative strategies in aesthetic surgery’, X corso internazionale, organizzato da Asl 1 di Napoli, Unita’ di Chirurgia Plastica del Vecchio Pellegrini diretta da Alfredo Borriello che si apre domani a Napoli.
Per la prima volta specialisti internazionali si confrontano su errori e complicanze del settore, dai ‘pentiti’ delle protesi a come risolvere gli ‘insuccessi’ su nasi e palpebre. Al primo posto tra gli interventi estetici ‘a rischio’, la mastoplastica addittiva, cioe’ l’inserimento di protesi al seno per aumentarlo o rimodellarlo, come e’ avvenuto con le protesi Pip; ma anche lifting, blefaroplastica e rinoplastica hanno sviluppato una ampia casistica di criticita’. “Le nostre parole d’ordine devono essere sicurezza e qualita’. Intanto e’ importante che per la prima volta si focalizzi un appuntamento internazionale sugli insuccessi della chirurgia plastica – sottolinea Borriello – conoscere e capire le differenze tra i prodotti utilizzati, fare domande sul profilo della sicurezza, informarsi sull’azienda che fornisce protesi, condividere con il medico le proprie esigenze e chiedere ogni tipo di informazione sui risultati che solo il medico puo’ dare sulla base della sua esperienza, e’ importante. E non si puo’ sostituire il parere del proprio chirurgo di fiducia con una ricerca su internet o con notizie reperite chattando in rete”. La mastoplastica additiva al seno, dunque, e’ l’intervento che raccoglie il maggior numero di segnalazioni per presunti interventi secondari con il 30% delle lamentele, seguono la riduzione del seno (15%), interventi sui capillari (12%), rinoplastica (12%), blefaroplastica (operazioni alle palpebre, 9% di insuccessi), chirurgia plastica alle orecchie (6%).