C’è chi per rendere l’idea evoca un film cult come “Il Padrino” e chi accosta il centro di Napoli a una zona di guerra. Paragoni che non suonano stonati se l’ultimo episodio di cronaca nel capoluogo partenopeo racconta di un agguato all’interno di un presidio sanitario. E così, a due settimane dall’esecuzione di camorra che ha coinvolto la piccola Noemi – sempre più avviata verso il recupero – Napoli torna a far parlare di sé per un fatto che ha dell’incredibile e che ridà fuoco alle polemiche sulla sicurezza in città. È successo tutto nella notte, intorno alle 2.30. All’ospedale Pellegrini, presidio di frontiera all’interno della popolare zona della Pignasecca, arriva una Fiat Idea grigia. All’interno ci sono cinque giovani. Tra loro un pregiudicato per reati di lieve entità, di quelli che vengono rubricati come reati da baby gang. Si chiama Vincenzo Rossi, ha 22 anni ed entrambi gli arti fratturati con ferite da proiettile. Chi lo accompagna dice di averlo trovato riverso nei pressi di vico Sergente Maggiore, zona Quartieri Spagnoli.

Versione tutta da verificare visto che sul luogo del presunto agguato i carabinieri non hanno trovato nessuna traccia di aggressione. Il ferito viene aiutato da una guardia giurata ad accedere al pronto soccorso, quando nell’ospedale fa il suo ingresso un uomo con il volto coperto dal casco integrale. Si dirige prima verso il cortile dove ci sono altri giovani. Poi, forse non avendo riconosciuto in loro il bersaglio, torna sui suoi passi e va verso l’ingresso del pronto soccorso dove fa fuoco all’impazzata. Colpi sparati da una calibro 9 che non raggiungono il bersaglio andandosi a conficcare nel muro e nelle scale dove ci sono almeno quattro persone. Quattro i bossoli ritrovati per terra.

Secondo la testimonianza di un chirurgo del pronto soccorso, Giuseppe Fedele, «almeno due minori sono stati feriti di striscio dalle pallottole probabilmente qui in ospedale». Entrambi hanno rifiutato le cure. «C’era una ragazza di 16 anni con una ferita di striscio agli arti inferiori. Stavamo per ricoverarla – ha raccontato ai cronisti – ma è scappata. Lo stesso ha fatto un altro giovane, anch’egli minorenne». Fedele spiega che al momento dell’arrivo del primo ferito «è arrivato un folto gruppo di giovani, una ventina. Poi sono iniziati i colpi di pistola, c’è stata molta paura». Le telecamere interne hanno ripreso tutta la scena. Ora le immagini sono al vaglio degli investigatori. Chi le ha viste, come il commissario dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, le paragona al film ‘Il Padrinò. «Si è passato ogni limite – sottolinea – sparando nel mucchio. Potevano esserci delle vittime. C’è consapevolezza che neanche gli ospedali sono un luogo rispettato». «Siamo in una zona di guerra. Sparando in un presidio ospedaliero hanno toccato l’anima della sanità» gli fa eco Maria Corvino, la direttrice sanitaria del Pellegrini.

«Una scena mai vista» conferma Peppe, un infermiere che nei turni di notte del pronto soccorso del Pellegrini ha passato la sua vita. L’episodio della scorsa notte non è tuttavia una novità nel panorama del crimine napoletano. Basta risalire al 2006: allora un killer entrò nell’ospedale di Pollena Trocchia (Napoli) uccidendo il dipendente di un’impresa privata. Risale al 1988, invece, una sparatoria tra un pregiudicato e una guardia giurata all’ospedale Loreto Mare di Napoli. Per gli investigatori tanti i dubbi da sciogliere. Chi ha sparato è la stessa persona che aveva già ferito in precedenza Rossi? E inoltre, il killer voleva uccidere o solo intimidire la sua vittima? Dubbi che si conta di poter risolvere al più presto – grazie alle immagini – per dare nome e volto a chi ha portato il terrore in ospedale.

 

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