«Quando mi hanno fermato non ho capito nemmeno che cosa stesse succedendo, solo dopo molte ore ho saputo che ero accusato di aver molestato una ragazza. E allora ho invitato gli agenti che mi avevano portato in Questura a verificare le tante telefonate che avevo fatto quella sera, le immagini che avevo scattato con il cellulare. Ho chiesto subito le indagini del dna. Tutto inutile. Sono rimasto in carcere venti giorni, poi sette mesi ai domiciliari. E adesso ho paura di tutto, anche di uscire da solo di casa». Roberto Ruju, che racconta la sua storia a Il Mattino.it, ieri è stato assolto dall’accusa di aver molestato una ragazza il 15 novembre nel portone di un fabbricato di via Marchese Campodisola. Il giovane pubblicista, che lavora anche come agente immobiliare, era stato riconosciuto dalla vittima. La studentessa aveva detto che il bruto aveva lasciato delle tracce di liquido seminale sulla borsa. Ruju aveva subito chiesto l’esame del Dna, ma le analisi hanno dimostrato che sull’accessorio non c’era alcuna traccia di sperma.