Primi sviluppi nel grave episodio in cui è rimasta coinvolta la dottoressa Adelina Laprovitera, che nella notte tra mercoledì e giovedì fu aggredita in ospedale subendo la frattura del setto nasale e della mandibola. Due donne indagate per lesioni gravi e una guardia giurata sospesa dal servizio per non aver impedito loro di introdursi nella stanza del pronto soccorso del San Giovanni Bosco di di Napoli Ci sono due indagini in corso: un’inchiesta interna, avviata dalla dirigenza dell’Asl Napoli 1 per capire se ed eventualmente cosa non abbia funzionato, la notte dell’aggressione, nel servizio di vigilanza e di controllo all’interno della struttura ospedaliera, e un’indagine giudiziaria a carico delle due autrici dell’aggressione per il reato di lesioni gravi effettuate all’interno di un ospedale da tempo monitorato anche dai Nas.
Si procede quindi su due binari paralleli per fare piena luce sulla brutale aggressione subita dalla dottoressa Laprovitera, una violenza fatta di botte e insulti, scatenata quando la dottoressa ha invitato i familiari del paziente ad uscire dalla stanza per controllare la ferita del giovane ricoverato. Due filoni, dicevamo, e una prima svolta: l’indagine interna ha portato alla sospensione di uno dei vigilantes in servizio all’interno del San Giovanni Bosco in attesa che vengano svolte tutte le verifiche necessarie; quella giudiziaria porterà a breve alla notifica della denuncia delle due donne per le gravi lesioni causate al chirurgo 52enne. In campo, inoltre, la commissione di accesso nominata dal prefetto Carmela Pagano, che ha acquisito atti e informazioni sulla vicenda. È questione di ore. Non appena i carabinieri della stazione San Giuseppe depositeranno l’informativa con tutta la ricostruzione di quanto accaduto al San Giovanni Bosco scatterà la denuncia nei confronti delle due donne autrici del pestaggio. Si tratta di due giovani napoletane, madre e zia del paziente diciottenne arrivato al pronto soccorso e ricoverato nel reparto di Chirurgia per una ferita che faceva sospettare una embolia polmonare, e affidato alle cure, tra gli altri, anche della dottoressa Laprovitera.
Era in corso la diagnosi sul paziente e si era in attesa dell’esito di esami mirati quando la dottoressa ha invitato le due donne a lasciare la stanza per poter visitare il paziente. Ed è stato a quel punto che le due si sono avventate sulla dottoressa offendendola e picchiandola, tra urla, insulti e pugni mirati al volto con violenza tale da fratturare setto nasale e mandibola. Un comportamento che ha scosso l’opinione pubblica e che ha destato indignazione e preoccupazione tra chi lavora nell’ospedale. I carabinieri hanno subito avviato le indagini arrivando a identificare le due donne che non risultano imparentate con boss ed esponenti della camorra. La dinamica dell’aggressione è stata ricostruita dagli inquirenti e le due indagate dovranno rispondere dinanzi all’autorità giudiziaria delle lesioni causate ad Adelina Laprovitera. La dottoressa ha 52 anni e ha raccontato la brutta esperienza che si è trovata a vivere mentre svolgeva regolarmente il suo turno in ospedale, mostrando grande determinazione nel voler tornare al più presto al suo lavoro non appena le condizioni di salute lo consentiranno (ha una prognosi di trenta giorni). Intanto la sua storia ha riaperto il dibattito sulla necessità di allestire un presidio di polizia all’interno dell’ospedale di via Filippo Maria Briganti.
Non è un provvedimento definitivo, ma in questa fase è stato ritenuto necessario. Parliamo della sospensione dal servizio nei confronti della guardia giurata per il comportamento adottato al momento dell’aggressione subita dalla dottoressa. La decisione si innesta nello scenario dell’indagine avviata dall’Asl. L’obiettivo è accertare se e in che modo l’intervento di un addetto alla vigilanza avrebbe potuto evitare che la situazione degenerasse nell’aggressione alla dottoressa.